Roma – Poliziotti armati anche fuori servizio, imam addestrati alla cultura italiana, decreti di allontanamento dalle città per i criminali con precedenti pericolosi, più controlli sugli obiettivi sensibili e blindature per concerti ed eventi sportivi. È questo in sintesi il piano per la sicurezza che il ministro degli Interni, Angelino Alfano, ha in mente per ridurre il pericolo di attentati all’indomani dei fatti di Nizza, per i quali ancora il suo collega francese, Bernard Cazeneuve, si dice però non ancora convinto dei legami tra l’attentatore e i terroristi del Daesh. Nel frattempo, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha convocato a Palazzo Chigi i capigruppo delle varie formazioni parlamentari, invitandoli all’unità di fronte alla minaccia terroristica. Bisogna mantenere “prudenza ed equilibrio”, per il capo del governo, ed evitare strumentalizzazioni e allarmismi.
Dalla riunione è emersa la proposta di istituire una commissione indipendente, formata da tecnici ed esperti, per studiare la radicalizzazione nelle comunità islamiche. Un tentativo di prevenire fatti come quelli di Parigi, Nizza, Bruxelles e delle altre realtà colpite dall’Isis per mezzo di cittadini, quasi sempre europei, che negli anni si sonno abbeverati alla fonte del radicalismo. Un modo di condurre quella “battaglia culturale” contro il terrorismo per la quale il premier invita da tempo l’Ue ad aprire non solo gli occhi, ma anche i cordoni della borsa.
Oltre alla commissione sul radicalismo, il resto del piano per la sicurezza lo ha descritto il ministro degli Interni in una intervista pubblicata oggi su Libero. “Sto studiando una sorta di Daspo (il divieto per gli ultrà di partecipare a manifestazioni sportive, ndr) che tenga lontano dalle città i criminali con precedenti pericolosi”, ha rivelato il capo del Viminale. Inoltre, “negli aeroporti ci saranno soldati e agenti in borghese con il diritto di fermare chiunque. Così nelle stazioni, nelle metropolitane e nei porti”. Un aumento dei controlli “su tutti gli obiettivi sensibili”, ha indicato Alfano, garantendo che “isoleremo e blinderemo tutti i possibili luoghi bersaglio, dai concerti agli eventi sportivi”.
Un aumento delle precauzioni che non finisce qui. “C’è una novità che abbiamo introdotto nell’ultima circolare inviata dopo l’attentato di Nizza a prefetti e questori”, ha spiegato il titolare degli Interni. Si tratta di un “invito a tutti gli agenti a portare l’arma di ordinanza anche fuori dagli incarichi specifici e dagli orari di servizio, sollecitando alla vigilanza sempre, perché anche nell’ordinarietà possono nascondersi grandi rischi”.
Per contrastare la radicalizzazione, “stiamo lavorando per creare un nuovo modello di imam che possiamo definire un ‘imam italiano’”, ha aggiunto il ministro. “Nelle moschee vogliamo che a predicare siano imam formatisi alla cultura italiana e consapevoli delle nostre regole giuridiche”, ha argomentato. L’idea, se non bizzarra, è almeno di difficile applicazione. Tuttavia una cosa è certa, assicura Alfano: “Le moschee sono e saranno controllate”. Anche se, ammette, “un atteggiamento antagonista contro l’Islam non porta a risultati di pace, anzi fa il gioco proprio dei terroristi”.
A fare il gioco dei terroristi sarebbe anche la legge che istituisce il reato di tortura. La sua assenza dall’ordinamento giuridico italiano è valsa al nostro Paese il richiamo della Corte europea dei diritti dell’uomo. La lacuna si appresta ad essere colmata domani, quando il testo già approvato alla Camera dovrebbe essere licenziato in via definitiva al Senato. Ma secondo Lega e centrodestra sarebbe appunto un indebolimento delle forze dell’ordine, che perderebbero uno strumento di contrasto alle organizzazioni terroristiche.
Interpretazione condivisa dall’Ncd del ministro Alfano. Lo stesso numero uno del Viminale, dopo il monito lanciato sui media dal suo collega di partito, Fabrizio Cicchitto, nell’incontro convocato stamane dal premier a Palazzo Chigi con i capigruppo ha lanciato l’invito a non mandare “messaggi fuorvianti nei confronti delle forze dell’ordine”.
L’approvazione del provvedimento non sembra comunque in discussione. Dal Pd è già arrivata l’indicazione che non ci sarà alcuna marcia indietro, e anche M5s e Sinistra italiana sono favorevoli alla norma che proibisce la tortura. Possibile però uno slittamento dei tempi, se la Lega darà vita all’ostruzionismo con cui sembra intenzionata a dare battaglia in Aula a Palazzo Madama.