Bruxelles – Alleanze che cambiano e poteri forti che non lo saranno più così tanto. Con un Consiglio europeo senza Gran Bretagna, l’assetto delle coalizioni dei governi europei a Bruxelles vedrà emergere nuovi protagonisti, come Francia e Italia. Ma non mancheranno neanche Stati in difficoltà – almeno, sul piano diplomatico – come la Germania. A dirlo sono i dati delle votazioni degli ultimi nove anni studiati da Watch Europe. Analizzando più di 22mila voti dei governi Ue in Consiglio, il team è riuscito a capire cosa succederà quando il voto di Londra non ci sarà più.
La Germania è considerata una potenza, anzi, la potenza europea. Eppure in Consiglio non contano tanto le politiche economiche e monetarie, quanto più la diplomazia e l’abilità nei negoziati. Bisogna trovare alleati con posizioni simili e Berlino in questo non eccelle. Dal 2009, la Germania è stata messa in minoranza di voto 42 volte. E questo è successo soprattutto in votazioni che riguardavano l’ambiente, il mercato interno, i trasporti e le libertà civili. La Francia, invece, è stata ostacolata solo tre volte. Merkel sarà anche la “lady di ferro” dell’Ue, ma Hollande fa lavorare meglio i suoi diplomatici che costruiscono una fitta rete di alleanze, con l’Italia in particolare.
Secondo i dati di Watch Europe, Parigi e Roma hanno votato insieme il 99% delle decisioni da quando Renzi è diventato Primo ministro. Dal 2009, l’Italia è stata messa in minoranza 11 volte, “la maggior parte delle quali quando Berlusconi era al governo”, si legge nel report. Renzi, al contrario, non ha mai perso – almeno fino ad ora – in Consiglio. Francia e Italia hanno posizioni politiche simili, una “sincronia ideologica” forte e, proprio per questo, negli ultimi tre anni, la loro unione nei voti a Bruxelles è aumentata. Dalla parte della Francia, più che della Germania, anche altri Paesi e in particolare Polonia e Romania.
Nell’infografica, le maggiori coalizioni fra i sei Paesi più grandi dell’Ue (la Germania non compare mai nei primi tre “alleati” degli Stati presi in considerazione).
Come dicono i numeri, la Germania non riesce a stringere patti con possibili alleati di voto tanto quanto fanno gli altri Stati. Per gli analisti il problema è che Berlino fatica a mantenersi su posizioni moderate – come fa invece la Francia – e i suoi diplomatici non hanno tanta paura quanta ne hanno quelli francesi di perdere una votazione.
Queste dinamiche potrebbero influenzare anche i sistemi di blocco di minoranza. Si tratta di quella situazione in cui un numero di Stati si sente in minoranza e vuole opporsi alle decisioni degli altri creando, appunto, un blocco. Perché questo accada serve che ci sia un accordo tra almeno quattro Paesi e che questi arrivino a rappresentare il 35% della popolazione Ue. In pratica, perché funzioni almeno uno dei grandi Stati deve farne parte. Con la Gran Bretagna fuori dai giochi, sarà più facile costituire un blocco di minoranza. E lo sarà soprattutto per Paesi come Francia, Italia o Romania che hanno grandi “intese” fra loro, piuttosto che per la Germania che non ha una lunga tradizione di accordi con altri grandi Stati.
Ma perché tutto quello ipotizzato da Watch Europe si verifichi, bisognerà aspettare non solo che Londra si allontani definitivamente da Bruxelles, ma anche che, nel 2017, si svolgano le elezioni in Francia, Germania e Paesi Bassi. Il loro risultato “sarà cruciale” per la definizione dei nuovi scenari europei.