Roma – “Ogni Stato membro deve almeno provare a essere tra i primi a rendere disponibile la banda” dei 700Mhz “per il servizio 5G”, la rete mobile di quinta generazione. Per il vicepresidente della Commissione europea Andrus Ansip, titolare della delega al Mercato unico digitale, bisogna partire “immediatamente” per evitare di dare vantaggi competitivi ad altri, come Corea e Giappone, nello sviluppo di applicazioni e servizi per il 5G. L’esponente dell’esecutivo comunitario, oggi a Roma, ha incontrato il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e ha parlato con Eunews dell’incontro.
Vicepresidente Ansip, di cosa avete discusso?
Con Calenda abbiamo parlato di Mercato unico digitale, di banda larga, di digitalizzazione dell’industria. Voglio ringraziare non solo il ministro, ma tutto il governo Renzi per il forte supporto sul Mercato unico digitale. Abbiamo discusso di portabilità dei contenuti, che oggi è un grande problema nell’Ue. Sappiamo che il 35% dei cittadini europei passa almeno 10 giorni all’anno in un altro Stato membro. Molti di loro vorrebbero avere accesso ai contenuti che hanno comprato legalmente, ma a causa delle restrizioni sul copyright non possono. Non è un problema tecnico, perché il 20% di utilizzatori di internet nell’Ue usa le Vpn (reti virtuali private, sulle quali spesso vengono condivisi film, serie tv e musica in violazione del diritto d’autore, ndr) per avere accesso a contenuti digitali. Solitamente pagano dai 6 ai 10 euro al mese, e chi paga non pensa di stare agendo in modo sbagliato. Invece è un grande problema, perché i possessori dei diritti d’autore non vengono remunerati. Per questo dobbiamo fornire ai cittadini dell’Ue un accesso legale ai contenuti digitali anche quando viaggiano in altri Paesi membri.
L’Italia ha contrastato questa proposta?
Non c’è nessuna opposizione. L’Italia è un forte sostenitore di questa proposta, che già il prossimo anno dovrebbe entrare in vigore. Sempre dal prossimo anno, dal 15 giugno, saranno abolite totalmente le tariffe di roaming nell’Ue, e questa sarà una seconda vittoria per il 2017. No, su questi temi non abbiamo alcuna differenza di vedute con il governo italiano. Un altro argomento che abbiamo discusso con Calenda è il commercio elettronico.
L’obiettivo di Bruxelles è eliminare il geoblocking. Anche su questo c’è sintonia?
Il geoblocking è una vera emicrania per l’Ue. La Commissione ha avviato un’indagine: il 2% di chi vuole fare un acquisto online da un altro Stato membro non riesce ad accedere al sito perché si connette con un Ip sbagliato (rifiutato in base alla provenienza, ndr); il 27% accede ma non riesce a registrarsi, sempre a causa dell’Ip; il 26% si registra ma non riesce a effettuare il pagamento, perché ha una carta di credito emessa in un Paese sbagliato; il 32% di chi riesce ad acquistare ha problemi con la spedizione, altra questione che affronteremo con una proposta specifica; solo il 36,6% di chi vuole comprare online da un altro Stato membro riesce a farlo con successo. Non è un Mercato unico digitale quello in cui appena un terzo degli europei riesce ad acquistare ciò che desidera. So che in Italia, specialmente lo scorso anno, il volume dell’e-commerce è cresciuto rapidamente, e una volta ancora vorrei il sostegno del vostro Paese. L’ho chiesto al ministro Calenda. Quella di cui parliamo sarebbe una terza vittoria per i nostri cittadini nel 2017.
Una questione su cui certamente non c’è sintonia è quella dei tempi per liberare la banda dei 700Mhz per la rete mobile di quinta generazione (5G). L’Italia è ferma nella richiesta di avere due anni in più rispetto alla data del 2020?
Quella della tempistica è una questione molto sensibile. Il mio messaggio è che ogni Stato membro deve almeno provare a essere tra i primi sul 5G. È una questione che ha a che fare con le nostre start-up: saranno tra quelle che creeranno nuove app basate sul servizio 5G o no? Ha a che fare con la nostra industria automobilistica: i nostri produttori di auto saranno tra i primi a fornire servizi basati sul 5G? Ha a che fare con l’Internet delle cose, con i produttori di apparecchi domestici e con il consumo di energia, perché consente soluzioni che eliminano i picchi di consumo energetico e gli sprechi, con un risparmio stimato in un miliardo di euro all’anno nell’Ue. È un enorme ammontare di denaro di cui c’è bisogno anche qui in Italia. Non si tratta di trovare un accordo su quando partire. Io dico immediatamente. Dobbiamo capire che è una questione di competizione globale: se non partiamo subito concederemo vantaggio agli altri.