Bruxelles – Si chiama “Ngo bill” la legge approvata dal parlamento israeliano che non piace all’Europa. Le misure studiate da Tel Aviv prevedono che le organizzazioni umanitarie che ricevono più della metà dei loro fondi da entità statali estere, comprese quelle dell’Ue e dell’Onu, dovranno dichiararlo. I finanziamenti verranno poi pubblicati sui loro siti web e nei loro report, per poter essere consultabili da tutti.
Una decisione questa, che ha suscitato molte critiche a Bruxelles. La scelta israeliana mira a “stigmatizzare i difensori dei diritti umani e gli altri rappresentanti della società civile come agenti stranieri”. Lo hanno sottolineato diversi esponenti del Parlamento europeo in una lettera al presidente Israeliano Reuven Rivlin in cui lanciano anche un avvertimento: “Limitare le operazioni di queste Ong, potrebbe incitare a futuri attacchi”.
“Questa legge ha una natura discriminatoria e va contro i principi base della democrazia”, ha detto Guy Verhofstadt, capogruppo dei liberali Alde, “il governo ha il compito di supportare la società civile, non di metterla a tacere”. Per Verhofstadt, dopo l’approvazione del Ngo bill, la lunga cooperazione fra l’Ue e Israele potrebbe non essere più così salda come negli anni passati. Critica nei confronti di Tel Aviv anche Hilde Vautmans, anche lei dell’Alde, che ha ricordato come 27 associazioni che operano in Israele saranno coinvolte dalla nuova legge. Fra queste, 25 operano nel settore dei diritti umani. Per Vautmans “è chiaro che il parlamento si è focalizzato senza proporzioni” sulle associazioni per la tutela dei diritti “e alcuni parlamentari le hanno anche definite come agenzie dei Paesi stranieri”.
Le proteste non sono mancate neanche dentro ai confini di Israele. Pace Now, un’organizzazione per i diritti umani, ha condannato la decisione perché restringe il campo d’azione solo delle associazioni che si impegnano nell’equità, nei diritti umani e nella pace. Ma per il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu lo scopo delle nuove misure garantirà trasparenza: “Il proposito è quello di prevenire una situazione assurda, in cui gli altri Stati si immischiano negli affari di Israele finanziano le sue ong, senza che i cittadini israeliani lo sappiano”.