Bruxelles – Cosa hanno in comune i rifugiati che ogni giorno arrivano in Europa con il terrorismo e la crescente disoccupazione? Per gli europei quasi tutto: sono più o meno la stessa cosa nella loro mente. In particolare, ne sono davvero convinti gli italiani, i greci, gli ungheresi e i polacchi che sono preoccupati più di altri dell’ondata di profughi che sta investendo il continente, ma anche dei gruppi minoritari di musulmani che vivono nella società occidentale.
Lo afferma il recente studio dell’istituto di ricerca americano Pew Research Center, che analizza il rapporto tra i cittadini europei e le minoranze, in particolare quella musulmana. Il sondaggio è stato realizzato nella primavera del 2016 intervistando un campione di cittadini europei di dieci paesi: Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Olanda, Polonia, Spagna, Svezia e Regno Unito. In otto su dieci delle nazioni europee prese in esame, poco più della metà delle persone ritiene che l’arrivo dei rifugiati aumenti le probabilità che il terrorismo si diffonda nel loro paese.
Non ci sono solo le ombre degli attacchi terroristici a spaventare i cittadini europei, ma molti di loro pensano che dietro ogni rifugiato si nasconda anche un altro mostro che si aggira per il continente: la disoccupazione. Più di metà dei cittadini intervistati in cinque paesi ritengono che i rifugiati tolgono lavori e benefici sociali alla gente del posto. Ungheresi, polacchi, greci, italiani e francesi pensano che anche la loro identità è in pericolo, mentre la Svezia e la Germania solo le uniche nazioni in cui almeno la metà delle persone ritengono che i rifugiati renderanno il loro paese migliore grazie all’arrivo di nuove competenze e talenti.
Le paure che si annidano nella testa dei cittadini europei e che, invece, associano l’immagine del rifugiato alla criminalità sono meno diffuse, sebbene quasi la metà dei cittadini italiani e svedesi condannano i rifugiati più di altri gruppi sociali per episodi di criminalità.
La maggior parte dei rifugiati che stanno arrivando nell’ultimo periodo in Europa provengono da paesi a maggioranza musulmana come Siria e Iraq. In Ungheria, Italia, Polonia e Grecia, più di sei persone su dieci hanno un’opinione negativa su di loro, un’idea condivisa da almeno un intervistato su quattro tra le altre nazioni prese in oggetto dal sondaggio.
Per alcuni cittadini europei, i comportamenti negativi verso i musulmani sono strettamente legati alla convinzione che la minoranza islamica non voglia integrarsi nella società, che voglia vivere in comunità separate senza condividere usi e costumi delle città europee in cui vivono. Un’idea questa che, seppur maggioritaria, comunque sta scemando in particolare per i tedeschi, tra i quali la percentuale di persone che lo pensano in questo modo è scesa negli ultimi dieci anni dall’88% al 61%.
Sono molte meno le persone che pensano che i loro vicini di casa musulmani siano dei simpatizzanti dell’Isis. Tra gli italiani quasi la metà, il 46%, ha il sospetto che nel paese i credenti della religione di Allah possano appoggiare le azioni dello Stato islamico. Lo stesso pensano il 37% degli ungheresi, il 35% dei polacchi e il 30% dei greci.
Un ruolo decisivo nella visione dei rifugiati è giocato dall’orientamento politico a cui appartengono i cittadini intervistati. Nella maggior parte dei casi, le persone di destra sono più preoccupate e meno entusiaste delle nuove società multiculturali.
Per esempio, in Grecia l’81% di coloro che hanno un’opinione negativa della minoranza musulmana è di destra, anche se a sinistra la pensa allo stesso comunque la metà degli elettori, segno che il tema è comunque sentito. Le stesse differenze legate all’orientamento politico degli intervistati sono presenti anche in paesi come Germania, Italia, Olanda, Svezia, Spagna, Francia tra i sostenitori del Front National e in Regno Unito tra quelli dell’Ukip.
Oltre alle ideologie politiche, altri fattori che influenzano l’idea che abbiamo di rifugiati e musulmani sono l’età e il livello di istruzione. Infatti, le persone meno giovani e meno istruite sono più portate ad avere un’idea più negativa e meno inclusiva.
Tuttavia, la minoranza musulmana non è quella più discriminata. Esistono persone meno amate di loro: sono i rom, 12 milioni di persone in Europa. La minoranza romanì è poco amata in tutte le dieci nazioni esaminate con una media del 48% di cittadini europei che hanno sentimenti negativi nei loro confronti.
La percentuale arriva all’82% in Italia, mentre 6 persone su dieci pensano lo stesso in Grecia, Ungheria e Francia. Negli ultimi anni l’antiziganismo, l’odio verso i rom, è cresciuto in quasi tutti i paesi europei fino ad arrivare a picchi di crescita del 14% in Spagna e Grecia. Invece, la minoranza tradizionalmente più odiata, quella ebraica, oggi non è così discriminata come le altre. Circa il 16% dei cittadini europei hanno un’idea negativa di loro.
Di fronte a muri che si alzano e distanze che si costruiscono tra cittadini europei e minoranze, una delle soluzioni che emergono dal sondaggio passa per la lingua. Conoscere la lingua del posto in cui si vive per il 97% degli europei è importante per identificarsi con la nazionalità, cosiccome per l’86% conta anche condividere usi e costumi del posto.
Vivere in una realtà multiculturale sicuramente non basta a conoscere e capire le diversità e la reazione più diffusa è quella di pensarla come il 58% dei cittadini europei. Per loro è importante essere nati nel luogo in cui si vive per essere davvero considerati cittadini di quel paese. Nella costruzione dell’identità nazionale, infine, la religione è il fattore meno importante per quasi tutti gli europei, ad eccezione del 54% dei greci che identifica l’identità cristiana con quella nazionale.
Per saperne di più scarica qui il rapporto del Pwh.