Bruxelles – L’esito del referendum sulla Brexit frena la ripresa italiana, che quest’anno sarà più lenta delle aspettative. A fronte della situazione nel Regno Unito, il Fondo monetario internazionale rivede al ribasso le stime sul nostro Paese, dove il Pil sarà “appena sotto” l’1% quest’anno e “attorno all’1%” nel 2017. A fine maggio, invece, il Fmi stimava un incremento del Pil di 1,1% nel 2016 e di 1,25% l’anno prossimo. La nuova valutazione è contenuta in un documento che l’organismo di Washington ha allegato al rapporto annuale sull’Italia, chiuso prima del 23 giugno, dunque prima che il rischio Brexit diventasse una realtà.
“Lo staff sta rivedendo lievemente al ribasso la prospettiva di crescita, a fronte di un contesto di aumentata incertezza”, si legge nel supplemento, secondo cui “è atteso un proseguimento della ripresa, ma l’aumento della volatilità sui mercati finanziari e la maggiore incertezza complessiva potrebbe pesare su investimenti e crescita nel prossimo periodo”. Uno scenario, insomma, non proprio roseo, su cui pesano un debito pubblico che svetta verso il 133% del pil limitando “il margine di manovra contro gli shock” e le banche “soggette a rischi” a causa delle alte sofferenze.
Sul fronte banche, il Fmi sollecita “passi decisi” e tra questi “una supervisione più severa, una riduzione più rapida delle sofferenze nei prossimi anni e sostenere le emergenze dei gruppi bancari sani, affrontare le preoccupazioni sulla cornice di risoluzione”. Secondo l’analisi del Fondo, “il settore finanziario resta soggetto a rischi, visto che diverse banche potrebbero continuare a trovare difficoltà a generare sufficienti profitti per rafforzare il capitale, smaltire le sofferenze e finanziare il credito. Il buffer per colmare questi shock sono molto limitati”. Per questo occorre “una cornice ampia che faciliti e supporti le strategie” di smaltimento delle sofferenze, “procedure per tempestive ristrutturazioni bancarie e insolvenze e un approccio coordinato per consolidare il sistema bancario”.
In generale, l’Italia è emersa da un triennio di recessione l’anno scorso, quando il Pil ha segnato +0,8%. Nonostante gli sforzi per far ripartire la crescita, secondo l’Fmi, però, l’economia italiana non tornerà a livelli pre-crisi del 2007 prima della metà del prossimo decennio. “L’Italia quindi probabilmente sperimenterà quasi due decenni perduti, mentre la proiezione per i partner della zona euro è di una crescita cumulativa di 20-25%”. Le implicazioni per Roma sono importanti, avverte l’organismo di Washington: “In primo luogo, la crescita potrebbe essere troppo debole per risolvere le fragilità finanziarie e i conti pubblici potrebbero restare una fonte di vulnerabilità per un periodo prolungato”.