Bruxelles – Theresa May sarà il nuovo Primo ministro della Gran Bretagna e la sua nomina verrà ufficializzata mercoledì. Ad annunciarlo è stato David Cameron, davanti al numero 10 di Downing Street, questo pomeriggio. Cameron ha fatto sapere che mercoledì incontrerà la regina per dare le dimissioni e poi, “entro sera verrà nominato il nuovo Primo ministro”. May, da stamattina, era l’unica candidata in corsa per la leadership Tory. La battaglia con l’avversaria Andrea Leadsom, ministro all’Energia si è conclusa dopo appena quattro giorni dal suo inizio. A mettere la parola “fine” alla sfida, è stata la stessa Leadsom che ha deciso di ritirarsi dalla corsa alla leadership del partito. La sfidante di Theresa May ha dato l’annuncio – inaspettato – davanti alla porta di casa sua, leggendo la lettera con cui ha comunicato il suo ritiro al 1922 Committee (il comitato esecutivo dei conservatori). Proprio stamattina May aveva lanciato la sua campagna per diventare Primo ministro con un discorso (qui il testo integrale) a Birmingham.
Le motivazioni della scelta di ritirarsi, almeno secondo quanto ha sostenuto Leadsom, sono che “nove settimane di campagna elettorale sono altamente indesiderabili in questo momento in cui il nostro Paese ha bisogno di stabilità e di una guida sicura per implementare la decisione del Brexit presa nel referendum”. E ancora, occorre avere “un nuovo Primo ministro il prima possibile”. Un ritiro per accelerare i tempi e dare maggiore stabilità politica, dunque. Ma non solo. Nei giorni scorsi, Leadsom era finita al centro delle polemiche per aver detto che lei, da madre, avrebbe avuto una “migliore comprensione delle esigenze della nazione”, rispetto a chi non ha figli. Il riferimento era all’avversaria May che è sposata ma che non ha mai avuto figli. Leadsom si era poi scusata con May, ma la sua figura era comunque rimasta compromessa dalla dichiarazione. Ed erano incominciate a circolare le critiche sull’inesperienza del ministro per l’Energia.
Se non si fosse ritirata, la corsa di Leadsom sarebbe comunque stata tutta in salita. May, nell’ultimo voto espresso dai membri del partito per scegliere i due nomi in corsa per la leadership, aveva ottenuto 199 preferenze. Più del doppio delle 84 che erano andate all’avversaria. “Sarei stata onorata di essere il Primo ministro”, ha ricordato oggi Leadsom, che ha detto di essere “estremamente grata” nei confronti dei colleghi che l’hanno votata. Ma non è bastato. E ora la sua figura si unisce a quelle che hanno reso questo periodo di successione a David Cameron costellato di colpi di scena. Prima della rinuncia di Leadsom, era arrivata quella di Boris Johnson che era dato come il principale sfidante di May e che, al momento di candidarsi, si era fatto indietro. “Il Primo ministro non posso essere io”, aveva detto, uscendo così di scena.
Con la nomina del nuovo Primo ministro, quest’estate si scrive il futuro della politica britannica. Soprattutto se si considera che dovrebbero tenersi anche le primarie dello schieramento opposto, il Labour, a meno che Jeremy Corbin, leader del partito ma sfiduciato dai membri del suo schieramento lo scorso 28 giugno, non decida di dimettersi e di lasciare spazio alla sfidante Angela Eagle. Eagle esprime la visione dei deputati ribelli che intendono rovesciare Corbin, ha 55 anni ed è in politica da 24. Ex ministro ombra delle attività produttive, ha pronunciato oggi il suo primo discorso da sfidante. “Sono qui per vincere”, ha detto, promettendo nuova unità al partito. Ma l’interesse che le hanno riservato i media non è stato quella previsto. Con l’annuncio dell’abbandono di Leadsom, la stampa britannica ha spostato l’attenzione sui conservatori. In ogni caso, se Eagle dovesse farcela, si riaprirebbe una battaglia tutta al femminile. Questa volta però, non interna, ma ai due lati opposti della politica britannica.