Bruxelles – Alla fine contro tutti i pronostici ha vinto il Portogallo. La finale di Francia 2016 se la aggiudica per 1-0 la squadra più improbabile, la meno brillante di tutte quelle passate indenne alla fase a gironi, la formazione capace di vincere senza apparenti meriti, malgrado tutto e malgrado tutti, malgrado soprattutto sé stessa. Mai bella, mai convincente, mai veramente capace di produrre gioco, eppure incredibilmente sempre lì. Grazie a rigori e tempi supplementari, quanto basta insomma per fare bello chi bello non è. A parte Cristiano Ronaldo, ovviamente, che – a onor del vero – questo trofeo l’ha davvero voluto. I suoi gesti di stizza davanti ai gol dell’Ungheria, il suo disappunto davanti al rigore fallito con l’Austria, il suo esultare per le qualificazioni continue: tutti gesti di chi ha determinazione da vendere e voglia di essere grande anche in nazionale, cosa quanto mai rara in tempi in cui contano solo i club e i soldi che vi girano attorno. Il Portogallo vince però senza il suo gioiello, costretto a rinunciare alla finale dopo una ventina di minuti. Infortunio e sostituzione forzata. Via Ronaldo, questo incredibile Portogallo vince. Il gol-partita lo segna Eder al 109′, nel secondo tempo supplementare, ma non c’è dubbio che questo passerà alla storia come l’europeo dell’attaccante del Real Madrid, 4 gol e stesso record di Platini nella classifica marcatori di tutti i tempi.
Quello appena chiuso resterà alla storia come l’europeo buttato dalla Francia. Il peso del campionato giocato in casa, gli occhi di un’intera nazione puntati addosso, la consapevolezza del divario con un avversario inferiore. Stress e favori del pronostico che hanno giocato brutti scherzi. I francesi costringono Rui Patricio forse alla migliore prestazione della sua carriera, certamente la più importante. E grazie. Chi sono i favoriti in campo si benissimo, e alla fine i veri interrogativi che lascerà Euro2016 sono: come ha fatto la Francia a non vincere? E soprattutto, come ha fatto il Portogallo a vincere? Probabilmente è dimostrata la veridicità del noto detto “la palla è rotonda”. Vuol dire che tutto è possibile, anche l’inverosimile. Contro un Portogallo inguardabile per l’intera durata del torneo si doveva solo vincere. Lo sa bene il ct Didier Dechamps. “Abbiamo perso un’occasione unica”. Al 25′ minuto del primo tempo, con Ronaldo out per problemi al ginocchio, era chiaro che la Francia poteva solo perdere talmente le cose si erano messe bene. Infatti la Francia ha perso in casa, come non accadeva dal 1960, anno dei primi campionati europei. “Non ci sono parole”, ha detto Dechamps. Si riferiva alla sua Francia, ma poteva tranquillamente riferirsi al Portogallo, campione quasi per caso.
Il Portogallo si prende la rivincita del 2004, quando perse in casa contro la Grecia, allora nazionale sorprendente ma con la differenza di aver saputo esprimere calcio. Il Portogallo ne ha prodotto poco, anche se a questo punto non conta niente. I portoghesi si portano a casa il trofeo, è solo questo che alla fine conta davvero. Hanno ragione loro. Hanno ragione degli avversari, delle difficoltà, dei pronostici, dei meriti, della Cristiano Ronaldo-dipendenza, e pure del calcio. Ma scrivono la storia. Liberano un Paese dal mito di Eusebio, simbolo di una nazionale bella e incompiuta, e legano un popolo al mito di un’altra nazionale, brutta a vedere ma vincente. Magia del calcio. Complimenti ai campioni. Davvero!