La Commissione europea ha deciso: le regole del Patto di Stabilità – riformato e reso ancora più rigido nel 2011 e 2013 – si applicheranno alla Spagna e al Portogallo, che non hanno rispettato i propri obiettivi di riduzione del deficit di bilancio, ma in modo da non ostacolare la ripresa economica e dell’occupazione che in quei paesi finalmente si sta verificando.
Le regole del Patto, che sono servite in questi anni ad imporre ai paesi dell’Eurozona le politiche d’austerità volute soprattutto dalla Germania, prevedono che, se il Consiglio Ecofin, così come raccomanda di fare la Commissione, riconoscerà la mancata “azione efficace” da parte di questi due paesi per il rispetto degli obiettivi, l’Esecutivo comunitario sia incaricato di proporre delle sanzioni economiche (fino allo 0,2% del Pil) per punirli dell’inadempienza.
Ma la Commissione ha già annunciato, durante una conferenza stampa ieri a Bruxelles, che in questo caso potrebbe proporre di ridurre l’ammontare delle sanzioni “fino a zero”. Lo hanno detto a chiare lettere, durante la conferenza stampa, il commissario agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, e il vicepresidente responsabile per l’Euro, Valdis Dombrovskis.
Sebbene non sia stato sufficiente per rispettare gli obiettivi, lo sforzo che hanno fatto sia la Spagna che il Portogallo per ridurre il proprio deficit, anche in termini di riforme strutturali, è stato notevole e la Commissione lo ha riconosciuto in modo esplicito. Lo ha detto persino Dombrowskis, visto spesso come “falco” del rigorismo messo apposta nel ruolo di vicepresidente per sorvegliare la “colomba” Moscovici. “Dobbiamo certamente tenere conto che in questi due paesi, durante una crisi economica e finanziaria sono stati fatti sforzi importanti, e dobbiamo applicare il Patto di Stabilità in modo intelligente. Questo significa che proporremo di ridurre le sanzioni, e probabilmente di portarle a zero”.
Le “sanzioni zero”, insomma. Un modo intelligente, ancorché apparentemente incongruo, per applicare formalmente delle regole stupide, ma svuotandole del loro contenuto concreto e rendendole puramente “nominali”. “Sanzioni uguali a zero non sono una nostra interpretazione creativa, ma sono previste dalle regole”, ha puntualizzato Moscovici.
“Non è nostra intenzione spezzare la ripresa economica in Spagna e Portogallo: siamo qui per far rispettare le regole, ma anche per incoraggiare la crescita e l’occupazione. La Commissione deve essere non solo seria, ma anche intelligente “, ha spiegato ancora Moscovici. La Commissione riconosce così, implicitamente, che il Patto di Stabilità e di Crescita (è il suo nome ufficiale), se applicato rigidamente alla lettera e senza tener conto delle circostanze (come è stato fatto durante tutto il mandato del precedente esecutivo Barroso), potrebbe nuocere proprio alla crescita che, a parole dovrebbe promuovere.
“Le regole, se le applichiamo con intelligenza – ha aggiunto il commissario francese – rispettano totalmente la capacità delle economie di mantenere la crescita. Noi vogliamo che la ripresa continui, e che continui a diminuire la disoccupazione”.
Il deficit nominale della Spagna è culminato all’11% del Pil nel 2009, per poi scendere al 5,1% nel 2015. Un risultato notevole, ma l’obiettivo che era stato assegnato a Madrid era di arrivare al 4,2%. Da notare che il debito pubblico del Paese è piuttosto stabile, al 99,2% del Pil nel 2015, poco sopra il limite dei Maastricht del 90%.
Per il Portogallo, il deficit nominale è sceso dall’11,2% del Pil nel 2010 al 4,4% del 2015, invece del 2,5% raccomandato dall’Ecofin. Il debito pubblico in questo caso è molto più alto, al 129,0 % del Pil nel 2015, ma in discesa rispetto al picco del 130,2% nel 2014.
La constatazione dell’inadempimento degli impegni presi finora porterà necessariamente alla raccomandazione, da parte della Commissione, di nuovi obiettivi di bilancio per i due paesi e di nuove scadenze per conseguirli.
Le sanzioni possono essere di due tipi: una multa vera e propria da pagare subito a Bruxelles; e la sospensione del pagamento di una parte degli stanziamenti dei Fondi strutturali e dei fondi d’investimento (Esi) europei. Questa sospensione si applicherebbe nell’anno successivo alla decisione e potrebbe essere revocata se i paesi interessati si rimettessero nel frattempo in linea con i nuovi obiettivi di bilancio.
Che cosa succederà ora? Dal momento in cui il Consiglio Ecofin approverà – forse già la settimana prossima – le constatazioni della “mancata azione efficace” per ridurre il deficit da parte di Spagna e Portogallo, la Commissione avrà 20 giorni per decidere se proporre le sanzioni, e soprattutto per quali cifre. In caso di “circostanze economiche eccezionali”, oppure su richiesta motivata da parte dei governi interessati, l’Esecutivo Ue può limitarsi a una cifra simbolica, scendere a zero, o annullare del tutto le sanzioni.
I governi dei due paesi avranno 10 giorni per inviare alla Commissione le loro richieste motivate. Scaduti i 20 giorni dalla decisione dell’Ecofin, l’Esecutivo Ue presenterà ai ministri economici le sue proposte. L’Ecofin avrà quindi altri 10 giorni per decidere, con il sistema del silenzio-assenso: se non saranno bocciate prima dai ministri, le proposte saranno adottate allo scadere del decimo giorno.