Bruxelles – “La velocità è stata messa davanti alla qualità. Sembra che per l’Unione europea sia meglio farsi vedere a fare qualcosa piuttosto che prendersi il tempo necessario per adottare una legislazione che sia davvero adatta allo scopo”. Joe McNamee, direttore esecutivo di Edri (European Digital Rights), non usa mezzi termini per criticare il testo di compromesso della direttiva “Combattere il terrorismo”, discusso il 4 luglio in commissione Libertà civili a Strasburgo.
“Le nostre libertà e la nostra sicurezza sono minacciate da disposizioni poco chiare su questioni chiave come il blocco di internet o la crittografia. Il testo include anche termini indefiniti, come ‘radicalizzazione’ e ‘glorificazione di terrorismo’ che possono essere soggetti ad abuso”, si legge nel comunicato di Edri. Per McNamee, il terrorismo è una questione che richiede più tempo, più dibattito pubblico. E nelle istituzioni di Bruxelles non si è fatto abbastanza. Per questo, dopo che la Commissione ha elaborato la sua proposta legislativa in due settimane, si è ritrovata, nel voto di oggi, davanti a 438 emendamenti della commissione Libertà civili. Ma, sempre per Edri, la Commissione avrebbe concordato “in delle riunioni segrete un compromesso agli emendamenti, rimpiazzandone molti”. Da questo momento in poi, si legge nel comunicato, altri incontri “saranno usati per arrivare a un compromesso tra la posizione presa oggi e la posizione degli Stati membri in Consiglio”.
Dopodiché, saranno gli Stati a decidere come implementare le interpretazioni “poco chiare” contenute nella direttiva. “Sarà proprio in questa fase che qualsiasi mancanza di chiarezza della legislazione causerà danni, con conseguenze imprevedibili”. Per Edri, alcuni Paesi si sono già avvalsi delle regole contro il terrorismo come pretesto per limitare la libertà di espressione dei giornalisti, attivisti o persone comuni.