Bruxelles – La Commissione europea cede e decide di proporre che il Ceta, l’accordo di libero scambio negoziato con il Canada, come accordo “misto”, il che vuol dire che dovrà passare al vaglio non solo delle istituzioni comunitarie, come avrebbe voluto Jean-Claude Juncker, ma anche di quelle di tutti gli Stati membri, rendendo così più incerta la sua approvazione finale.
“Le aree coperte dal Ceta rientrano nelle competenze comunitarie, e quindi dal punto di vista della Commissione ci sono le basi legali perché sia un accordo solo Ue, da far ratificare al Parlamento europeo e dai 28 governi nel Consiglio Ue”, ma “viste le difficoltà per trovare il consenso politico lo abbiamo proposto come accordo misto, da essere ratificato anche dagli Stati membri”, ha spiegato la commissaria al Commercio Cecilia Malmström. Mentre alcuni Paesi come l’Italia avrebbero preferito lasciare alle istituzioni di Bruxelles il compito di ratificare il Ceta, per rendere il procedimento più veloce e assicurare l’approvazione, molti altri Stati hanno insistito per la formula mista. “Chiediamo agli i Stati membri, che hanno tutti chiesto questo accordo, di mostrare ora la leadership di difenderlo davanti ai propri parlamenti e ai propri cittadini”, ha affermato Malmström. Tra i più critici l’Austria, ma anche Bulgaria e Romania che hanno già fatto sapere che non lo approveranno se il Canada non eliminerà l’obbligo di visto che Ottawa ha mantenuto con questi due Paesi, a differenza degli altri dell’Ue. La Commissione ha chiesto comunque che l’accordo, appena avrà il via libera dal Consiglio Ue e dall’Assemblea di Strasburgo, entri in forza in maniera “provvisoria”, in attesa del via libera definitivo.
“Gli Stati infettano il dibattito rischiando di porre fine alla politica commerciale come la conosciamo”, ha attaccato Malmstrom secondo cui le capitali “confondono il contenuto dell’accordo con un malessere generale e spinte anti-globalizzazione nei Paesi, invece di affrontare domande e preoccupazioni per contrastare questi sentimenti”. La Commissione europea ha chiesto alla Corte di giustizia un’opinione legale sull’accordo con Singapore, nella speranza di ottenere una parere che possa una volta per tutte stabilire se questo tipo di accordi con Paesi terzi debbano essere approvati solo dalle istituzioni Ue o anche dai Parlamenti nazionali. La decisione potrebbe influire anche sul destino del Ttip, l’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, se mai le trattative dovessero arrivare a conclusione.