Bruxelles – La vittoria della Brexit nel referendum britannico causerà una “volatilità nei mercati che si protrarrà a lungo” e potrebbe dare il via anche a “una guerra valutaria a livello globale”. L’Europa per questo “non può aspettare” i tempi richiesti da Londra per attivare l’articolo 50 (quello che regola l’uscita di uno stato membro dall’Ue), ma visto che sarà costretta farlo ha bisogno di una “leadership forte” per gestire questo periodo difficile, una leadership che non può essere quella di Jean-Claude Juncker, che dovrebbe fare un passo indietro per lasciare il posto a un tedesco, magari Angela Merkel. È l’opinione di Andrea E. Goldstein, managing director della società di studi economici Nomisma, che chiede un veloce cambio di passo a Bruxelles.
Cosa deve aspettarsi l’Europa nei prossimi mesi?
“Sarà un periodo di grande volatilità sui mercati finanziari che si protrarrà a lungo ed è causato dall’incertezza di questo periodo legata soprattutto a tre problemi fondamentali: le condizioni dell’uscita del Regno Unito, le nuove condizioni di coesistenza e le relazioni economiche che si contratteranno e ai cambiamenti che saranno necessari a livello europeo. Questi elementi avranno ripercussioni soprattutto sui mercati finanziari e a livello globale potrebbero portare anche a una guerra valutaria”
Ieri c’è stato un rimbalzo nei mercati, non è comunque un primo segnale positivo?
“Il rimbalzo di ieri è dovuto alle opportunità di acquisto create dalla crisi, ma sono piccoli rialzi, minimi rispetto al calo che c’è stato venerdì”.
L’incertezza è legata soprattutto al fatto che David Cameron non attiverà l’articolo 50, lasciando il compito al suo successore. L’Europa può aspettare mesi?
“No, non può aspettare, ma sarà costretta a farlo purtroppo. Ci sono valori che dovrebbero unirci come la solidarietà e la fiducia reciproca, ma i britannici hanno dimostrato di non fidarsi di noi, e anche noi non dovremmo fidarci di loro. Facevamo male a fidarci già quando erano in Europa perché ogni volta cercavano di rimettere in gioco impegni presi”.
E allora cosa si può fare?
“Per ridurre al massimo l’incertezza bisogna avere una posizione ferma, serve una leadership forte, non si può tergiversare, e questa leadership non può assicurarla Jean-Claude Juncker”.
Crede quindi che dovrebbe dimettersi?
“Sì, dovrebbe andare a casa innanzitutto perché ha perso anche lui questa battaglia, e poi perché è il simbolo di ciò che non sta funzionando in Europa: non è riuscito a trovare soluzione di solidarietà alla crisi dei rifugiati e rappresenta un Paese, il Lussemburgo, che ha vissuto a margine delle regole europee, e il distacco tra l’Ue e i cittadini è anche una sua responsabilità”.
Lui rivendica che con la sua Commissione c’è stato un cambio di passo rispetto alla cieca austerità del passato
“Facile un cambio di passo visto che il suo predecessore era Barroso che era un clown. L’Europa ha bisogno di ben altro, di una vera leadership, non uno che stia lì a guardare. Viviamo una fase molto complicata e difficile, c’è la possibilità di fare errori che rimpiangeremo tra 50 anni. Serve qualcuno che abbia la giusta visione e le capacità umane, politiche e professionali, e questa persona non può essere Juncker. Io sceglierei un tedesco”.
Un tedesco? E chi?
“Se fosse per me dovrebbe essere Angela Merkel, una donna che ha dimostrato di avere la forza e la capacità giuste. Che ha governato un Paese come la Germania, cosa molto più complicata che governare il Lussemburgo, e con una grande coalizione. O in alternativa Matteo Renzi, ma lui è meglio tenercelo in Italia”.
E Renzi in Italia che dovrebbe fare per frenare eventuali ripercussioni negative della Brexit?
“Deve fare qualcosa in più che cercare di abbandonare il bail-in per le banche. Deve fare riforme che accelerino la crescita, ripartire dalla concorrenza, dare segnali forti che siamo pronti a eliminare tutte le caste, non solo le province, ma tutti i privilegi di cui godono tante altre caste nel nostro Paese”.
Anche lui ora è impegnato in una battaglia per il referendum, una battaglia che ha legato al suo stesso destino
“Questa battaglia deve vincerla, il rischio di una sconfitta è molto alto, per questo dovrebbe ascoltare chi gli chiede di riformare la legge elettorale, questo gli darebbe più possibilità di vittoria”.