Bruxelles – Antoine Deltour e Raphael Halet sono stati entrambi condannati per le loro rivelazioni che hanno dato vita allo scandalo del LuxLeaks che ha portato alla luce gli accordi segreti tra le autorità del Lussemburgo e le grandi multinazionali con l’obiettivo di spostare enormi flussi di denaro pagando tasse minime. La dodicesima camera della Corte penale del Lussemburgo ha emesso la sentenza oggi pomeriggio. Deltour è stato condannato a un anno di carcere, Halet a nove mesi, mentre il giornalista francese Edouard Perrin è stato assolto. Una sentenza che è stata criticata dai gruppi socialista, Verde e della Sinistra Unita Gue al Parlamento europeo.
Lo scandalo scoppiato nel novembre del 2014 grazie a un’inchiesta giornalistica dell’International Consortium of Investigative Journalism (ICIJ) aveva messo in serio imbarazzo il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, appena arrivato a Bruxelles dopo 18 anni di presidenza nel Granducato.
Il rapporto tra il Lussemburgo e le multinazionali, tra cui Apple, Ikea and Pepsi e 31 aziende italiane, fu smascherato grazie proprio alle rivelazioni di Deltour e Halet, condannati per aver fatto uscire documenti riservati dall’azienda di consulenza finanziaria presso cui avevano lavoravano in passato, la PricewaterhouseCoopers (PwC), e per averli dati al giornalista di France 2 Edouard Perrin.
“E’ una disgrazia che questo caso sia addirittura arrivato davanti a una corte, – ha dichiarato il portavoce dei Socialisti per gli Affari economici e monetari – c’è qualcosa di profondamente sbagliato in un sistema legale in cui chi denuncia le malefatte deve affrontare un processo, mentre coloro che le commettono continuano la loro vita come prima.” Per il portavoce del gruppo nella commissione d’inchiesta del Parlamento sul LuxLeaks, Peter Simon, i due ex dipendenti sono “eroi”. “Entrambi hanno agito per il bene pubblico, non per cercare tornaconti personali – ha detto – e ora devono affrontare la prigione come premio per il loro coraggio.”
“Le loro rivelazioni hanno contribuito a rompere l’omertà sulle pratiche fiscali sleali delle imprese e degli Stati che agiscono contro l’interesse comune europeo”, ha affermato Eva Joly, vicepresidente del gruppo dei Verdi nella commissione d’inchiesta, secondo cui “è intollerabile che le corti europee possano continuare ad invocare leggi che interessano direttamente la libertà di espressione e il diritto all’informazione”.
Con la convinzione che si tratti di una condanna sbagliata, il gruppo dei socialisti e Democratici ha scritto al presidente Juncker per chiedere di intervenire il prima possibile.
Il gruppo ricorda in una nota di aver sollecitato la Commissione europea nel Comitato speciale fiscale del Parlamento a realizzare un chiaro e legale strumento sulla protezione degli informatori prima della fine di giugno. “Abbiamo chiesto alla Commissione di affrontare la questione con urgenza e di avanzare nuove proposte”, ha ribadito Evelyn Regner, portavoce dei socialisti per gli Affari Legali.
La stessa richiesta è stata avanzata dal gruppo della sinistra Gue. Il coordinatore alla commissione sul LuxLeaks, Fabio De Masi, ha denunciato l’inerzia della Commissione sulla questione della protezione degli informatori. “E’ assolutamente vergognoso che coloro che rischiano il lavoro e il futuro per difendere interessi pubblici vengano condannati mentre i truffatori fiscali siano in libertà insieme al signore che ha creato questo paradiso fiscale, Jean-Claude Juncker, a capo della Commissione europea”. “Questo è un giorno vergognoso per l’Unione europea e la sua promessa vuota di giustizia fiscale”, ha concluso De Masi.