Bruxelles – L’Europa è disposta ad aspettare che si formi un nuovo governo nel Regno Unito per avviare le pratiche per la Brexit, ma questo esecutivo dovrà attivare l’articolo 50 “il giorno dopo l’insediamento”. Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker usa una battuta per spiegare l’impazienza dell’Europa sulla questione. “Se il prossimo premier sarà un sostenitore del Remain gli diamo due settimane, ma se era del fronte del Leave dovrà farlo il giorno dopo”. “La palla è nel campo britannico”, ha affermato il premier olandese e presidente di turno dell’Ue Mark Rutte, ma “se il governo di Londra ha bisogno di più tempo dobbiamo aspettare, non è la soluzione migliore ma è la sola via legale”, ha spiegato il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. E più tempo significa che si potrebbe dover aspettare anche fino ad ottobre visto che il congresso dei Conservatori dovrebbe essere a inizio settembre e da lì uscirà il nuovo leader del partito, e quindi della nazione, che dovrà poi insediarsi e formare un nuovo esecutivo.
L’Europa non vuole insomma aspettare all’infinito anche se non ha i mezzi legali per obbligare Londra a lanciare l’articolo 50. L’economia comunque terrà, ha assicurato Tusk, che ha spiegato che nella riunione il presidente della Bce, Mario Draghi, “è stato assolutamente chiaro sul fatto che gli effetti negativi” del referendum sulla Brexit, “sono minori di quanto aspettato”.
Durante la discussione a Ventotto, Cameron ha sottolineato che l’immigrazione è stato il tema principale della campagna referendaria e che la mancanza di risposte da parte dell’Ue sul tema ha influito negativamente sul risultato. “Non credo che le cose siano andate così”, gli ha risposto Juncker che ha poi attaccato il premier: “Se per anni dici ai tuoi cittadini che quello che non va è la troppa burocrazia di Bruxelles, dove ci sono solo tecnocrati, poi non puoi sorprenderti se i votanti ti credono”.