Bruxelles – A proposito di referendum, a parte il corposo capitolo Brexit, c’è un’altra spinosa questione che ancora aspetta di essere risolta: è quella della consultazione con cui i cittadini dei Paesi Bassi hanno votato contro la ratifica, da parte del proprio Paese, dell’accordo di associazione tra Unione europea e Ucraina. Il voto, che tanti hanno letto più come una protesta contro l’Ue più che contro l’intesa in sé, risale allo scorso aprile, ma fino ad ora, il premier olandese, Mark Rutte, impegnato con la presidenza di turno a Bruxelles, ha preferito soprassedere. Nell’ultima riunione prima di cedere il turno, però, ha fatto il punto sulla situazione chiarendo che il Paese non ratificherà l’accordo a meno che non si trovi un modo, legalmente vincolante, per prendere in considerazione le obiezioni dei cittadini olandesi.
“Quello di cui abbiamo bisogno – ha spiegato Rutte – è una soluzione legalmente vincolante che affronti le preoccupazioni e gli elementi emersi nella discussione sul referendum”. Ancora tutto da capire quale forma potrebbe prendere questa soluzione: “Potrebbe essere la modifica del testo o si potrebbe trovare una soluzione che non comporti cambiamenti, ancora non lo so, la chiave è che in un modo legalmente vincolante si affrontino le voci emerse dal dibattito”, ribadisce Rutte, che chiarisce: “Se non sarò capace di trovare una soluzione, e l’ho detto anche ai colleghi, non firmeremo, questo è chiaro”.
Trovare una soluzione, non nasconde il premier olandese, “sarà difficile, le chanche sono poche, ma ci proveremo” anche perché se non firmeremo probabilmente gli altri ventisette continueranno con qualche altra forma di accorto e “non credo – conclude Rutte – che questo sia il risultato che i sostenitori del ‘no’ avrebbero voluto”.