Bruxelles – In Europa 12 milioni di persone appartenenti alla minoranza dei Rom, Sinti, Kalè, Manouches e Romanichals vivono ogni giorno in condizioni di discriminazione. Lo conferma l’ultimo rapporto annuale presentato martedì 28 giugno dalla Commissione europea al Parlamento e al Consiglio di Bruxelles, che fa il punto sulle misure adottate dai Paesi europei per combattere la condizione di emarginazione della popolazione romanì.
Nel 2013 il Consiglio europeo aveva inviato una raccomandazione su “misure efficaci per l’integrazione dei rom” chiedendo agli Stati membri di intervenire al più presto sui temi di istruzione, lavoro, assistenza sanitaria e casa. L’azione messa in moto dalle istituzioni europee rientra nella “Strategia nazionale di inclusione di rom, sinti e camminanti 2012-2020” ed ha come obiettivo quello di superare la condizione di emarginazione di uno dei popoli più perseguitati della storia.
La situazione attuale non è delle migliori e “molto resta ancora da fare per l’inclusione dei Rom, in tutti i settori, dall’istruzione all’alloggio fino all’occupazione. – ha ricordato la Commissaria per la Giustizia Vĕra Jourová – L’anno scorso sono stati registrati alcuni sviluppi positivi, in particolare nel settore dell’istruzione. Tuttavia in alcuni Stati membri continua la segregazione dei bambini rom nel sistema scolastico e la Commissione ha dovuto adottare provvedimenti per garantire il rispetto della legislazione anti-discriminazione.”
Nonostante direttive e raccomandazioni, la condizione dei 12 milioni di rom che vivono in Europa, 180 mila in Italia, non è cambiata negli anni.
Tuttavia, cosa fare se gli stati non rispettano le norme in materia di legislazione anti-discriminazione? La Commissione ha deciso di avviare procedure di infrazione per gli Stati che non seguono le indicazioni europee in materia e, in particolare, che non garantiscono ai minori il diritto all’istruzione.
Misure come cure per la prima infanzia, contrasto all’abbandono scolastico e istruzione inclusiva sono state inserite nei programmi per la lotta alla dispersione scolastica, ma non sono state ritenute sufficientemente efficaci. Non facilitano di certo l’accesso all’istruzione dei più piccoli i continui spostamenti da un insediamento all’altro a cui sono costretti. A provocarli sono gli sgomberi forzati, più volte condannati dalle istituzioni europee e internazionali per violazione dei diritti fondamentali dell’uomo e che sono continuati per l’intero 2015 in tutta Europa. Solo a Roma nel 2015 sono stati 80, arrivando a 470 nella città di Milano. Lo sgombero non ha risolto il problema dei campi in cui oggi vivono in Italia 40 mila persone e non ha garantito “alcuna offerta di alloggi alternativi”, specifica la Commissione in una nota.
L’azione che, invece, l’Europa sta portando avanti contro la discriminazione dei rom è mirata a creare un ponte tra società civile e autorità locali attraverso strutture di coordinamento che coinvolgano anche la stessa popolazione romanì nelle politiche di superamento della discriminazione.
La Commissione punta in un’azione a lungo termine utilizzando i fondi strutturali e di investimento europei del periodo 2014-2020. Si tratta di risorse destinate “all’inclusione sociale per le comunità emarginate, il recupero delle aree urbane svantaggiate e gli investimenti in capitale umano” che la Commissione ha riconosciuto di aver utilizzato meglio che in passato.
La Strategia nazionale di inclusione di rom, sinti e camminanti parla chiaramente di superamento dei campi, tuttavia negli ultimi anni in Italia sono stati aperti altri insediamenti, 6 sono stati completati e 4 sono in costruzione. Non si vedono all’orizzonte soluzioni alternative che cancellino l’immagine comune dell’Italia come “paese dei campi”.
Eppure anche l’Italia ha comunicato l’intenzione di adottare misure raccomandate dal Consiglio per il superamento della ghettizzazione abitativa come “l’eliminare di qualsiasi forma di segregazione spaziale e la promozione della desegregazione”, nonché la “promozione dell’accesso non discriminatorio agli alloggi sociali”.
“I Rom sono parte della nostra società e dell’Europa. – ha dichiarato il primo vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans – La relazione giunge al momento opportuno per ricordare agli Stati membri che devono mostrare maggiore determinazione politica e onorare i loro impegni di integrare le comunità rom europee.”