Bruxelles – È giovane, non ha un partito alle spalle ed è un docente universitario di storia. Gudni Johannesson, nuovo presidente dell’Islanda, ha un profilo atipico per essere un politico e per aver vinto le elezioni presidenziali dello scorso 25 giugno. Lo ha fatto da indipendente, forte della lontananza dallo scandalo dei Panama Papers che aveva coinvolto la moglie del suo predecessore, Olafur Grimsson, 73 anni e cinque mandati alle spalle (dal 1996).
Johannesson, con la sua politica trasparente, ha convinto il 39% degli islandesi che hanno votato il suo anti-conformismo, la sua posizione laica maturata dopo gli scandali dei preti pedofili e la sua intenzione di inserire nella Costituzione la possibilità di un referendum popolare. Dietro di lui, in seconda posizione, la businesswoman Halla Tomasdottir, anche lei candidata come indipendente, che si è fermata al 27.9% delle preferenze. Mentre è arrivato terzo David Oddsson, ex premier e governatore della Banca centrale.
Le elezioni si sono svolte in un clima di euforia generale per l’Islanda, protagonista agli Europei di calcio 2016 di un’avventura senza precedenti. Dopo aver saputo di essere il vincitore delle elezioni, Johannesson aveva detto, non a sorpresa, che la sua prima mossa da presidente sarebbe stata quella di “andare in Francia per vedere l’Islanda giocare con l’Inghilterra”. E proprio ieri sera, il 27 giugno, la squadra islandese è riuscita a battere Rooney e compagni ed è approdata così ai quarti di finale. Sapendo che molti islandesi si trovavano in Francia per tifare il team che entrerà, vittoria o meno, nella storia, il ministero degli Interni islandese aveva fatto allestire per le elezioni un seggio ad Annecy, dove è in ritiro la nazionale.