Bruxelles – I leavers, i sostenitori della Brexit, hanno confermato anche oggi al Parlamento europeo di essere spaesati, impreparati e preoccupati per il futuro del loro Paese. Chi si aspettava un Nigel Farage sfavillante nel suo primo intervento nell’Aula di Bruxelles dopo la vittoria della Brexit al referendum britannico è rimasto deluso. Il leader dell’Ukip, antieuropeista della prima ora, parlando alla Plenaria straordinaria convocata dal parlamento europeo ha insistito soprattutto sulla necessità ora di raggiungere “un buon accordo” per l’uscita. Certo a tratti è stato, come nel suo stile, sferzante, come quando ha esordito dicendo “quando sono arrivato per la prima volta in questo Parlamento molti anni fa e parlavo di Brexit ridevate di me, chi ride ora?”, e anche offensivo, come quando ha accusato i suoi colleghi in Aula “di non aver fatto mai un lavoro vero prima di essere eletti”. Ma per il resto il suo intervento è stato una continua richiesta, quasi una preghiera, di “un atteggiamento adulto e responsabile” nei negoziati. “Parliamo pragmaticamente di economia, abbiamo fatto un enorme lavoro nella circolazione dei beni e dei servizi, il commercio è di mutuo beneficio per noi, se volete tagliarvi le gambe e respingere l’idea di un buon trattato commerciale le conseguenza saranno peggiori per voi che per noi”, ha affermato ostentando sicurezza e ottimismo. “Tornare a mettere tariffe sulle importazioni di auto significherebbe far perdere il lavoro a centinaia di lavoratori dell’industria dell’auto tedesca”, per questo “dobbiamo cercare un buon accordo per eliminare le tariffe”. Certo “anche nessun accordo sarebbe meglio dell’attuale che è marcio”, ha affermato continuando ostentare sicurezza, ma “La Gran Bretagna continuerà a essere un vostro amico, il vostro migliore amico”, ma “dobbiamo negoziare con sensibilità”.
Molto scialbo l’intervento del leader dei conservatori britannici, Syed Kamall, che nella campagna si era schierato a favore della Brexit. “Dobbiamo guardare al futuro e iniziare a pensare attentamente a una strategia d’uscita che possa assicurare una migliore relazione tra le due parti nel futuro”. I negoziatori “devono dare certezza ai mercati e lavorare per giungere a un accordo mutualmente benefico”, e “non importa la velocità dei negoziati ma il risultato finale”, ha aggiunto tra i fischi dell’Aula.
Ha esultato per il risultato naturalmente Marine Le Pen, molto meno coinvolta nella situazione, che ha definito il voto sulla Brexit “di gran lunga l’avvenimento storico più importante del continente dalla caduta del muro di Berlino”, un “segnale di libertà inviato al mondo intero e un grido di amore di un popolo per il suo Paese”. La leader del Front National ha detto che bisogno “gioire per la liberazione dei popoli” e che la Gran Bretagna “ci motiva ad andare verso un avvenire migliore”. Da parte sua, ha concluso, si è impegnata “a portare la Francia sul cammino della libertà, che è il solo verso la grandezza”, per poi concludere con un “viva le nazioni libere, viva la Gran Bretagna e viva la Francia”.
Uniti i leader degli altri 3 principali grupi politici nel criticare la scelta della Gran Bretagna, nell’attaccare i leader della campagna pro-Brexit e nel chiedere un nuovo passo all’Europa. “Avevano promesso l’uscita e hanno lasciato campo pieno di macerie, con danni reali all’economia e ora dopo aver distrutto un Paese vorrebbero distruggere Ue, ma io lo dico con chiarezza, l’Ue non può diventare ostaggio dei giochi di corrente dei tories, le forze europeista sapranno fare fronte comune per impedire tutto questo”, ha dichiarato il capogruppo S&D Gianni Pittella.
“Hanno vinto nazionalismi e populismi, i demagoghi di destra e sinistra vogliono distruggere l’Europa”, ha affermato il leader del Ppe Manfred Weber che ha criticato anche David Cameron reo di aver fatto campagna per il Remain ma di aver “costruito la sua carriera politica sul contrario”. “Tanti politici nazionali si comportano così e invece dobbiamo abbandonare il populismo di criticare sempre Bruxelles senza assumersi mai le proprie responsabilità”, ha affermato ancora Weber
Il leader dei liberali Alde, Guy Verhofstadt ha auspicato che questo momento rappresenti solo una battuta d’arresto e che si ponga fine presto a questa situazione di incertezza intraprendendo la procedura di separazione. “Attivare l’articolo 50 non è una punizione. Chi ha votato per il leave voleva questo e questa scelta deve essere rispettata”, ma gli altri 27 Stati membri ora “non dovrebbero aspettare che un partito conservatore disorientato ritrovi la strada”, e devono subito “andare uniti verso un nuovo orizzonte”. E per capire quale sia questo orizzonte “non abbiamo bisogno di tanta creatività ma di una memoria sana, per ritornare ai grandi ideali dei padri fondatori”.