Bruxelles – Ora che il popolo britannico con il referendum ha scelto la Brexit “dovremo costruire nuove relazioni” con Londra, ma la Gran Bretagna deve sapere che nei negoziati “siamo noi che dettiamo l’agenda, non chi vuole uscire dall’Unione europea”. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha fatto la voce grossa parlando alla Plenaria straordinaria convocata dal Parlamento europeo in seguito al voto di giovedì scorso. Il suo lungo discorso è stato tutto in francese e tedesco, forse a voler rimarcare anche linguisticamente la frattura che si è consumata. L’inglese lo ha usato solo per rivolgersi direttamente a Paul Nuttal dell’Ukip, quando quest’ultimo ha battuto platealmente le mani nel passaggio in cui il presidente della Commissione ha affermato che si doveva rispettare la volontà dei britannici. “È l’ultima volta che applaudi qui, sono anche sorpreso che tu ci sia, perché sei qui, non eri per l’uscita?”, gli ha detto tra gli applausi dell’Aula.
Juncker nel suo intervento ha chiesto alla Gran Bretagna “di chiarire al più presto la situazione, non oggi, non domani mattina alle 9, ma rapidamente”, perché l’Europa, “non può restare in una situazione di incertezza prolungata”. “Sono una persona calma e ragionevole ma sono allergico alle incertezze”, ha insistito, “vorrei che i britannici dicessero come stanno le cose e lo facessero presto”. “Sono abbastanza sorpreso, io che sono descritto in Gran Bretagna come tecnocrate, un robot, sono disposto a trarre le ultime conseguenze e loro no, è sorprendente”, ha attaccato aggiungendo: “Io rispetto la volontà dei britannici e vorrei che il Regno Unito rispettasse volontà dei suo popolo agendo con coerenza e di conseguenza invece che nascondersi dietro giochi a porte chiuse”. Proprio riguardo ai negoziati Juncker ha promesso che sarà inflessibile e pretenderà correttezza e trasparenza. “Ho dato un ordine presidenziale da muftì”, ha raccontato, “non è ammissibile che si cerchi segretamente di avviare contatti informali, non deve accadere, io ho dato ordine a commissari e direttori generali di non avere alcun contatto informale” con il governo di Londra, non finché non sarà attivato l’articolo 50 e la pratica formale per l’uscita: “Nessuna notifica, nessuna negoziazione”.
Per Juncker è il momento di mantenere la calma e di agire razionalmente, ma non è per questo possibile trattenere le emozioni. “Sono siamo non solo cervello, ma anche emozioni e io sono triste, e non lo nascondo”, non è “sentimentalismo”, ma “avrei voluto la Gran Bretagna restasse al nostro fianco”, e invece loro “hanno deciso diversamente”. L’Ue con la Brexit, “ha perso una delle tante ali”, ma ci sono ancora “quelle degli Stati fondatori e dei nuovi Paesi”, e insieme “continueremo a volare verso l’orizzonte”.