Bruxelles – L’Unione europea è “realistica” e, pur restando inflessibile sulla necessità di avviare i negoziati di separazione dalla Gran Bretagna, è disposta a dare qualche mese di tempo al governo di Londra perché attivi formalmente, con il ricorso all’oramai famoso articolo 50 del Trattato sull’Unione europea, le trattative.
E’ quanto emerge dopo tre giornate di intensi confronti tra i governi, gli ambasciatori e gli sherpa del ventisette Paesi che nell’Unione ci resteranno.
Secondo quanto si apprende da qualificate fonti diplomatiche a Bruxelles la linea si basa su tre punti chiave: 1) La procedura di recesso deve seguire le indicazioni dell’articolo 50, al di fuori del quale non ci può essere nessun tipo di negoziato. “No negotiations without notification” in sostanza. 2) Ci si rende conto delle difficoltà politiche all’interno della Gran Bretagna e dunque l’Ue sarà “realistica” e sa che occorre attendere qualche mese perché la procedura sia formalizzata. Qualche mese, ma sembra di intendere che non si potrà andare oltre la fine dell’anno. “Da parte della Gran Bretagna abbiamo bisogno di chiarezza”, si spiega. 3) Come continua il progetto dell’Unione. La scelta è di dare dimostrazione di unità e di capacità reattiva in particolare nelle politiche che più interessano i cittadini: sicurezza, difesa, migrazioni e soprattutto crescita e occupazione, con particolare attenzione ai giovani, qui quali si vole proprio “costruire l’agenda”.
Questi tre punti “vanno avanti insieme”, si sottolinea, spiegando che anche insieme tutte le istituzioni europee, Bce compresa, parteciperanno ai negoziati.
Per Bruxelles se si andasse oltre i tre-quattro mesi “si aprirebbe una fase complicata, potrebbero crearsi animosità in tutte e due le parti”. Inoltre, si fa notare, il prossimo anno ci saranno elezioni importanti in Francia e Germania, che complicherebbero ancora il quadro, se non fosse stato definito. Dal punto di vista negoziale poi, si commenta, “sarebbe svantaggioso per Londra” arrivare a queste scadenze elettorali senza aver stabilito dei punti fermi. Poi c’è il problema dei negoziati per i nuovi rapporti tra Uk e Ue, che potrebbero anche partire magari informalmente durante quelli dell’uscita “ma prima – spiega un diplomatico – bisogna che loro si siano fatti un’idea chiara di quel che vogliono.
Resta aperta anche un’altra questione delicata. La seconda metà del prossimo anno l’unione dovrebbe avere la presidenza di turno britannica, eventualità improponibile in queste condizioni. L’agenda e i lavori dell’Unione non possono essere decisi da un Paese che sta uscendo. Dunque, si sta lavorando all’ipotesi di anticipare la presidenza estone del primo semestre del 2018 al posto di quella britannica e dunque anticipare di un semestre tutte le successive (è una decisione che può essere presa se c’è l’unanimità del Consiglio europeo). Potrebbe essere lo stesso premier Cameron, spigano al Consiglio europeo, ad avanzare la richiesta di rinunciare.