Roma – “Il popolo britannico ha votato. Il voto vale. Il risultato ci impone di far ripartire l’Unione europea”. È questa, in estrema sintesi, la posizione del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sulla Brexit, l’uscita del Regno unito dall’Ue decretata dal referendum del 23 giugno scorso in Gran Bretagna. Il premier la illustra in Parlamento, nelle comunicazioni in vista del prossimo Vertice europeo, e la ribadirà ai partner dell’Ue, tanto nell’incontro a tre con il presidente francese Francois Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel, in programma oggi alle 18,00 a Berlino, quanto domani e mercoledì a Bruxelles, nella prima riunione del Consiglio europeo a 27 dopo il voto britannico.
Un verdetto che “pesa come un macigno nella storia europea”, indica Renzi, ma “ex malo bonum”, da un evento negativo può nascere qualcosa di positivo. In altre parole, bisogna cogliere la decisione britannica come uno stimolo per “rilanciare” l’integrazione europea. Il binario da percorre è quello dell’attenzione alla crescita economica, secondo l’inquilino di Palazzo Chigi, il quale sottolinea: “Le ragioni per le quali abbiamo criticato dall’interno l’Ue”, prima tra tutte la necessità di allentare il rigore di bilancio e puntare sugli investimenti, “sono paradossalmente rese più forti dal voto britannico”.
È l’analisi del voto a dare a Renzi questa convinzione. Il fatto che “nelle zone in cui è in crisi la manifattura” abbia “prevalso la volontà di uscire” dall’Ue, è la conferma che bisogna concentrarsi sulla ripresa economica per far sì che il progetto europeo rimanga attrattivo. Su questo andrà posto l’accento nella riunione dei 27, perché “tutto può fare l’Europa tranne aprire una discussione di un anno rispetto alle procedure” per l’uscita della Gran Bretagna.
Niente temporeggiamenti, avverte Renzi: “Non vorrei che si potesse pensare di far finta di niente, o che si potesse immaginare un momento di riflessione troppo lungo, nella speranza magari di un nuovo referendum” britannico. “Se il popolo vota e altrove si cerca di mettere una pezza su ciò che il popolo ha deciso, si mina il gioco democratico”, ammonisce.
Anche il voto in Spagna, che dopo le elezioni politiche di ieri non ha ancora una maggioranza parlamentare definita, mostra una crisi di fiducia nella democrazia, secondo il premier, a causa del calo dell’affluenza alle urne. “Il sistema spagnolo, per la seconda volta in sei mesi, è a un bivio”, indica Renzi, “o si fa una coalizione di tre dei quattro partiti, perché due potrebbero non bastare, o ci si condanna alle terze elezioni in un anno”. E richiamare troppo spesso gli elettori al voto ha l’effetto che “le percentuali” per i diversi partiti “cambiano di poco, ma meno gente va a votare perché perde la fiducia”.