Bruxelles – La Spagna ha deciso di non rischiare. Le nuove elezioni, che hanno richiamato ieri gli spagnoli alle urne, hanno riproposto una situazione molto simile a quella di dicembre 2015: il partito Popolare (Pp) ha ancora una volta ottenuto il primo posto ma senza maggioranza assoluta (nonostante abbia guadagnato 14 deputati), con il 33% dei voti. A segure, il Partito socialista operaio spagnolo con il 22,6%, Unidos Podemos con il 21,1% e Ciudadanos con il 13,05% delle preferenze. Mariano Rajoy, leader del Pp, avrà di nuovo la responsabilità di formare il governo e ha dichiarato: “Rivendichiamo il diritto di governare, perché abbiamo vinto”, annunciando che già “da domani inizieremo a parlare con tutti” per formare il nuovo esecutivo.
L’effetto Brexit si è fatto sentire anche in Spagna e gli elettori hanno scelto i partiti tradizionali, a destra il Pp di Rajoy e a sinistra i socialisti di Pedro Sanchez. La prospettiva di una vittoria dell’avventura Podemos, come primo partito della sinistra, è sfumata e su questo risultato è visibile l’effetto del voto inglese. Tanto che le inchieste demoscopiche della settimana scorsa avevano attribuito ad una ipoteca coalizione Podemos-Psoe guidata da Pablo Iglesias una maggioranza assoluta. I risultati reali hanno completamente rovesciato il quadro politico.
Anche questo secondo voto rischia di non risolvere il problema della governabilità della Spagna. Il leader del Pp ha puntato durante tutta la campagna elettorale, e negli ultimi sei mesi, sulla possibilità di una Gran Coalicion con socialisti e Ciudadanos, che riesca a garantire la stabilità dello Stato per quattro anni. Ma finora Sanchez del Psoe ha rifiutato ed i popolari con Ciudadanos da soli non riuscirebbe a garantire la maggioranza assoluta di 176 seggi nel Congresso. E’ anche vero che di fronte a nuove trattative il premier uscente ha adesso una posizione ben più forte che in dicembre, come unico leader vincitore di queste politiche, tanto che Rajoy avrebbe persino proposto di governare con il suo partito in una situazione di minoranza. Il risultato della sinistra rende difficile ipotizzare una maggioranza progressista Psoe-Podemos, contando anche l’ostilità che scorre tra Sanchez e Iglesias.
Il quadro in Spagna rimane complesso e aperto a molteplici sviluppi, nonostante i quattro leader delle elezioni abbiano fermamente dichiarato l’intenzione di non tornare alle urne. Nel Congresso dei deputati i partiti nazionalisti ed indipendentisti catalani e baschi mantengono i loro posti: i repubblicani di sinistra catalani di Erc sono il primo dei ‘piccoli’ partiti presenti al Congresso con 9 seggi, davanti all’altro partito indipendentista catalano, Cdc, con 8. Fra i partiti baschi i nazionalisti del Pnv ottiene 5 seggi, gli indipendentisti di Bildu 2. Coalicion Canaria conserva il seggio che aveva conquistato nel dicembre scorso.