Roma – Il governo ha un piano anti-brexit per le banche e lo sta discutendo con la Commissione europea. La notizia è apparsa oggi come indiscrezione su diverse testate italiane, ma sembra avvalorata dal riserbo con cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi, direttamente interrogato sulla vicenda, ha scelto di non confermare ma neppure smentire.
Stop al bail-in – il meccanismo europeo per il salvataggio delle banche in crisi ricorrendo ai soldi degli azionisti, obbligazionisti subordinati e correntisti fino a 100mila euro – e 40 miliardi di risorse pubbliche da investire per garantire la liquidità degli istituti di credito messi in grande difficoltà dalle turbolenze che hanno investito i mercati dopo la scelta dei britannici di abbandonare l’Ue. Questi i termini del piano che l’esecutivo starebbe trattando con Bruxelles.
La direttiva sulla risoluzione delle crisi bancarie, che dal primo gennaio scorso ha introdotto appunto il bail-in, potrebbe essere aggirata grazie a uno spiraglio previsto dalla stessa normativa comunitaria in caso di stress sistemici straordinari. Difficile non considerare tali le conseguenze che la Brexit sta provocando da venerdì sui mercati finanziari.
Per garantire alle banche la liquidità di cui hanno bisogno, il governo sarebbe pronto non solo a fornire garanzie pubbliche a prezzi di mercato – mossa che non riceverebbe obiezioni da Bruxelles – ma anche a mettere sul piatto 40 miliardi di euro, da reperire grazie all’emissione di titoli di Stato e dunque a debito, per soccorrere gli istituti più in difficoltà. Si tratterebbe, secondo le indiscrezioni, di un vero e proprio ingresso pubblico nel capitale delle banche. Un intervento per il quale servirebbe l’ok della Commissione europea, con la quale l’esecutivo avrebbe già intavolato la trattativa.