Bruxelles – I britannici hanno scelto di dire addio all’Unione europea che tornerà presto ad essere a 27 Stati. Smentendo i sondaggi che fino alla chiusura delle urne davano il Remain in vantaggio, seppur risicato, i primi risultati ufficiali durante la notte hanno presto cominciato a mostrare un quadro diverso. Al 90% dei seggi scrutinati la vittoria del Leave è al 51,8%, un risultato impossibile da ribaltare. Le borse sono andate in panico e la sterlina, dopo un avvio iniziale trionfante sulla scia dei sondaggi (volata ai massimi dal 2015, sfiorando gli 1,50 dollari), è crollata nella notte man mano che arrivavano i dati del vantaggio del “leave”, segnando un calo del 5% sul dollaro e arrivando a sfiorare 1,33: un crollo che ha superato quello del 1985.
“Se le previsioni sono giuste sarà una vittoria per le persone reali, una vittoria per la gente comune, una vittoria per gente per bene. Abbiamo lottato contro le multinazionali, contro le grandi banche d’affari, contro il grande politica, contro la menzogna, la corruzione e l’inganno e oggi l’onestà e la decenza e la fede nella nazione penso che stiano per vincere”, ha esultato nella notte il leader dell’Ukip Nigel Farage. “Ce l’abbiamo fatta senza dover combattere, senza aver sparato un singolo proiettile. Spero che questa vittoria affondi questo progetto fallito e ci porta ad un’Europa di Stati nazionali sovrani che commerciano insieme insieme”, ha aggiunto concludendo: “Lasciate che il 23 giugno rimanga nella nostra storia come il giorno dell’indipendenza”.
Nonostante ieri un gruppo di parlamentari conservatori per la Brexit abbia firmato una lettera in suo sostegno ora la poltrona di David Cameron traballa. Le sue trattative con l’Ue per riformarla e la sua campagna per il Remain non hanno convinto i britannici. E anche la leadership del laburista Jeremy Corbyn potrebbe essere in pericolo, anche lui si è speso contro la Brexit e anche lui è uscito sconfitto dalle urne.
E la scissione dall’Ue potrebbe alimentare il desiderio di divisione all’interno della stessa Gran Bretagna, a partire dalla Scozia, la nazione che, in controtendenza, ha votato a grande maggioranza per restare in Europa, con il 62% a favore del Remain e il 38 per il Leave. Il premier della Scozia, Nicola Sturgeon, ha già spiegato che i temi per un nuovo referendum scozzese saranno dettati da quando Cameron comincerà i negoziati per il ritiro della Gran Bretagna dall’Ue. La stessa situazione c’è in Iralnda del Nord, dove il vicew premier già parla di un referendum per unirsi alla Repubblica d’Iralanda.