Qualcuno dirà “è la democrazia bellezza”, ma per me anche no.
Ha senso chiedere ai cittadini di rispondere di pancia e per slogan a quesiti complessi, forse anche troppo onnicomprensivi?
Ha senso che votino per scelte che riguardano il futuro, anziani che di quel futuro non ne risponderannno e lo vivranno molto relativamente? È davvero democratico mentire spudoratamanete ai cittadini, creare false aspettative, negare gli effetti devastanti e negativi di una scelta? Perchè poi, è democratico dire “ok, non me lo aspettavo che succedesse davvero, ma avete votato voi, mica ve l’ho imposto io”?
Perchè è quello che sta accadendo, e che accadrà.
Diceva il mio professore di latino e greco al liceo che la democrazia è una cosa bellissima, ma non dimenticatevi che è anche quella “cosa brutta che ha ucciso Socrate”.
Il 24 giugno 2016 siamo tutti più poveri. Innanzitutto in senso democratico.
Abbiamo scoperto che dopo 2.500 anni la democrazia, usata male, può ancora essere quella “cosa brutta che ha ucciso Socrate”, come l’intera Europa. Costruita su un patto che ci ha consegnato l’eredità pesante del più lungo periodo di pace nel continente.
La democrazia non è pericolosa in sé, ma lo diventa quando ci si gioca con scelte politiche mediocri di uomini politici mediocri.
Cameron, per esempio, che pur di venire rieletto ha offerto alla Scozia il referendum – vinto di un soffio – e alla Gran Bretagna un altro referendum, quello sulla pemanenza nell’Unione Europea.
Dobbiamo imparare che ci sono valori e scelte fondanti che non possono essere barattate per un ciclo elettorale di pochi anni, e con una campagna demagogica, manichea e populista.
Ce lo dobbiamo mettere in testa e scolpire nei cuori, per evitare che un voto di pancia frantumi le esistenze delle future generazioni.
A leggere i dati demografici queste sono state le dichiarazioni di voto per età
18-24: 75% Remain
25-49: 56% Remain
50-64: 44% Remain
65+: 39% Remain
sono quindi gli “over 50”, ma soprattutto gli over 65, che hanno scelto il futuro della Gran Bretagna.
Cosa accadrà da domani?
Gli interessi, sia politici che economici, in ballo sono molti.
Sino a ieri Londra poteva chiedere “qualsiasi cosa” e l’Unione l’avrebbe in qualche modo accordata. Oggi Londra è di fatto con il “cappello in mano”, con un’Unione Europea che ha tutto l’interesse a misure e negoziati “puntivi”, per evitare ulteriori uscite e mandare un segnale di stabilità e solidità ai mercati.
In ballo c’è la libera circolazione dei capitali, delle merci, delle attività economiche e finanziarie.
Di fatto la Gran Bretagna è a tutti gi effetti un paese extra-europeo. Quindi stretta alle “uscite” di capitali verso l’Inghilterra.
Ripristino dei dazi doganali per le merci in entrata, ma anche per quelle in uscita.
E questo significa che molte imprese britanniche delocalizzeranno interi rami d’azienda in Europa, e anche interi settori produttivi, con la conseguente perdita di posti di lavoro.
Tutte ripercussioni che l’UE ha tutto l’interesse a non limitare, anzi.
Problemi sul transito delle persone. Potrà essere reintrodotto il visto, ad esempio.
Per restare in tema c’è la questione dei trasporti aerei: molte compagnie hanno sede in Gran Bretagna per ragioni fiscali (EasyJet ad esempio) e beneficiano della libertà di transito e sorvolo in base agli accordi tra paesi membri dell’Unione: da domani non sarà più così.
Sempre per chi deve viaggiare – per ragioni sia di lavoro che di turismo – vengono meno gli accordi sanitari sull’assistenza pubblica gratuita, che andrà rinegoziata caso per caso paese per paese.
Per ogni società – specie finanziaria, come banche e assicurazioni – avere la sede legale in uno dei paesi europei comportava la possibilità di poter operare in modo diretto in tutti i paesi dell’Unione: da domani le società britanniche dovranno aprire società distinte in ciascuno dei paesi in cui intendono operare.
Servizi più cari per gli inglesi: web, connessione, tv, roaming e tariffe telefoniche in generale.
Al bilancio britannico mancheranno circa 40miliardi di euro di interventi e fondi europei.
Si stima inoltre che lo sbilancio commerciale comporterà un buco di ulteriori 120 miliardi in tre anni, senza considerare le più che probabili e ulteriori svalutazioni della sterlina.
Non avrà più commissari nè parlamentari europei, non siederà ai tavoli dell’Unione e dovrà rinegoziare bilateralmente ogni trattato politico, economico e commerciale.
Cambia anche la posizione giuridica e personale di tutti i lavoratori e cittadini britannici nei vari paesi europei, che rientreranno nel regime di cittadini extracomunitari.
Tutta l’Europa oggi ha aperto in profondo rosso.
Il sistema finanziario europeo ha perso circa un quarto del proprio valore.
L’Europa perde uno dei quattro paesi con l’economia maggiore e più forte, ma nel mondo globalizzato la Gran Bretagna perde la chance di sopravvivenza con il ruolo che le competerebbe.
La chiusura all’UE votata ieri porta la firma di una generazione che ha paura.
È un voto contro un mondo che cambia dove gli over 65 inglesi non si riconoscono ed in cui non sanno stare. Hanno ritenuto che rinchiudersi nella propria isola li avrebbe difesi, come nel 1940, dall’invasione di terra, non comprendendo che in questi settantacinque anni chiudersi significa rinunciare a stare al mondo.
Hanno scelto così di ipotecare il futuro dei propri figli, della generazione dei loro nipoti, con un debito – enorme – che non dovranno pagare.
Qualcuno dirà “è la democrazia bellezza”, ma per me anche no.