Bruxelles – Non ci saranno nuovi negoziati: per quanto possa essere doloroso, ora bisogna solo dare effetto alla decisione dei cittadini britannici e bisogna farlo il prima possibile. A chiederlo sono il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, quello del Consiglio europeo, Donald Tusk e Mark Rutte, presidente dei Paesi Bassi che ricoprono la presidenza di turno dell’Ue. I quattro si sono riuniti, in mattinata, per valutare gli effetti della decisione del Regno Unito e per fare il punto sui prossimi passi.
“Ora ci spettiamo che il Regno Unito dia effetto a questa decisione del popolo britannico il prima possibile, per quanto doloroso possa essere”, scrivono in uno statement congiunto (qui il testo in italiano) i quattro, secondo cui “ogni ritardo prolungherebbe inutilmente l’incertezza”. Esistono “regole per affrontare la situazione in modo ordinato”, ricorda Juncker e sono quelle previsti dall’articolo 50 del Trattato dell’Unione europea che “prevede le procedure da seguire se uno Stato membro decide di lasciare l’Unione europea”. Seguendo questo cammino “siamo pronti a lanciare negoziati rapidamente con il Regno Unito sulle condizioni e i termini del ritiro dall’Unione europea”, ma “non ci saranno nuovi negoziati”.
“Fino a che questo processo sarà finito, il Regno Unito rimane uno Stato membro, con tutti i diritti e gli obblighi che ne derivano”. Inoltre, come concordato, ricordano i leader, l’accordo raggiunto da Cameron lo scorso febbraio con l’Ue “non diventerà effettivo e cesserà di esistere”. Tutti effetti di una decisione che “ci dispiace, ma che rispettiamo”.
Gli Stati membri sono “uniti nella loro risposta” e “l’Unione europea a 27 continuerà”, garantiscono i vertici Ue: “l’Unione è il quadro del nostro futuro politico comune. Siamo legati insieme dalla storia, dalla geogrfia, dagli interessi comuni e svilupperemo la nostra cooperazione su queste basi”, dichiarano Juncker e compagni. Il presidente della Commissione in questa fase chiede anche al cosiddetto motore franco-tedesco d’Europa di prendere “posizioni molto chiare perché tutti devono sapere che a fase di incertezza non durerà molto” e per questo “bisogna accelerare le cose”.