Bruxelles – Mentre in Europa si discute da mesi, o meglio da anni, su come gestire la “crisi dei migranti”, senza riuscire mai a trovare una soluzione, nelle regioni di frontiera si fanno i conti con la realtà degli sbarchi. In Calabria, lontano dai riflettori, si stanno sviluppano delle esperienze di accoglienza che stanno facendo scuola, anche oltre i confini italiani. Se ne è parlato al Parlamento europeo in un incontro, organizzato da Andrea Cozzolino, con i sindaci dei Comuni in prima linea.
Tra di loro Mimmo Lucano, primo cittadino di Riace, Comune letteralmente rinato grazie all’immigrazione. “Il nostro Paese ha vissuto prima la storia dell’emigrazione per l’emergenza lavorative, e c’è stato un esodo dei nostri abitanti che hanno cercato altrove migliori opportunità, e infatti la Riace più grande è quella che c’è nel mondo”, ha affermato Lucano nel suo intervento appassionato e molto applaudito. E mentre la cittadina “cresceva” nel mondo, in Calabria rischiava di sparire, fino a quando non ha cominciato a ripopolarsi, di migranti. “Il primo sbarco ci fu proprio nella spiaggia dove trovammo i bronzi, che per primi ci avevano resi celebri nel mondo”. E allora è iniziata questa straordinaria storia di accoglienza. “Molte delle case del Paese erano rimaste vuote perché i nostri concittadini erano patiti, e così invece di far costruire dei centri per migranti, abbiamo pensato che fosse più sensato dargli un’abitazione”. E così ora nel Paese su 1800 abitati ci sono ben 500 migranti che hanno deciso di restare. “Nel centro storico sono la maggioranza, ma per noi non è un problema, grazie a loro l’economia del Paese è anche ripartita e le scuole, che erano state chiuse, sono state riaperte”. I migranti hanno aperto negozi, fatti rivivere mestieri che erano spariti e dato lavoro a tanti abitanti della zona, dagli insegnanti, ai mediatori culturali, ai traduttori, e poi via via che a Riace l’economa si rimetteva in moto le cose sono andate sempre meglio per tutti.
“Il sindaco di Riace ha realizzato una rivoluzione trasformando quelle che qualcuno considera negatività in positività: l’accoglienza si è trasformata in vantaggio per una intera comunità che era collassata e ora è viva”, ha affermato entusiasta il leader S&D Gianni Pittella. L’esperienza di Riace dimostra che “serve una integrazione vera e non non nuovi lager e una nuova Shoah”, e integrazione “significa innanzitutto istruzione, il primo elemento che da dignità a uomini e donne”, poi “rispetto della diversità di religione e alimentazione, il rispetto verso l’altro. E in Calabria pensiamo che sia possibile”, ha detto Giuseppe Aieta, consigliere regionale. “Ma quella dei migranti non chiamatela più emergenza per favore, è un fenomeno consolidato, strutturato”, ha chiesto Giuseppe Marino, assessore alle Politiche sociali di Reggio Calabria.
E sono proprio i servizi sociali che dovrebbero occuparsi di immigrazione se si vuole provare a uscire da questa gestione emergenziale della questione. “Nel sistema italiano il fenomeno migratorio è prevalentemente gestito dal ministero degli Interni, questo significa che resta un fenomeno di sicurezza”, e un fenomeno di sicurezza crea paura e per questo “l’Europa tende a chiudersi e fare in modo che l’immigrazione sia sempre più controllata”, mentre invece “noi crediamo che le migrazioni debbano essere appannaggio del ministero del Welfare, se vogliamo una vera integrazione di questi cittadini”, ha affermato dal canto suo Giovanni Manoccio, responsabile regionale per l’immigrazione che ha anche lanciato una sfida all’Europa. “Vogliamo poter dialogare direttamente con l’Ue per fare sì che le politiche di accoglienza possano passare anche tramite accordi diretti tra Regioni e Bruxelles, questo sarebbe federalismo sociale e solidale”.
“In questo momento storico”, ha concluso Cozzolino, “l’Europa è chiamata a dare risposte rispetto a grandi ed importanti sfide, tra cui c’è l’esodo migratorio proveniente dai paesi in stato di guerra. Sfida che l’Ue deve affrontare reagendo in modo sistemico, senza alcun tentennamento”.