Bruxelles – Un’indagine online, faccia a faccia con lo schermo di un computer. Domande e risposte veloci, per 80 giornalisti che lavorano a Bruxelles e che sono accreditati per entrare in Commissione europea. “Quanto tempo hai per fare ricerca su una storia prima di pubblicarla?”. “Quali sono le maggiori lamentele che hai da fare sui portavoce che interagiscono con te?”. E così via. L’obiettivo: dare un quadro completo di com’è essere un giornalista che lavora nel cuore d’Europa, tra conferenze, punti stampa e ricerca di notizie. I risultati, pubblicati da Dober Partners, non si possono definire incoraggianti.
A pensare lo studio è stato il professore esperto di media e direttore di Clear Europe, Gareth Harding. Alla sua prima domanda, quella che su quanto tempo hanno a disposizione i reporter per lavorare su una storia, la maggior parte degli intervistati (30%) ha risposto “dalle 3 alle 4 ore”. Un tempo stretto, spesso insufficiente per approfondire le questioni quanto meriterebbero. Non va meglio per i rapporti con i portavoce della Commissione europea. I giornalisti li ritengono “troppo evasivi”. Detto più chiaramente: non rispondono alle domande. E ancora, contattano i media troppo tardi perché possano scrivere storie approfondite oppure non riescono a dare citazioni utili.
I problemi non ci sono solo con i portavoce ma anche con tutti quelli che si occupano delle relazioni pubbliche. Il 54% dei giornalisti interpellati ritiene che i Pr non conoscono i bisogni del mondo delle redazioni. Tant’è che punti stampa o comunicati non sono in cima alla classifica delle fonti preferite dai reporter. Al primo posto ci sono i contatti personali, seguiti dagli eventi, che poi sono le occasioni per conoscere nuove fonti. Anche i social, negli ultimi anni, hanno acquistato importanza, Twitter su tutti. È fonte e insieme archivio. Poi ci sono i blog, Facebook, Youtube e LinkedIn.
Ma quello che più influenza, in negativo, il lavoro della stampa europea è la pressione. Il 61% dei giornalisti deve produrre da una a tre storie al giorno. Alcuni (il 5%) arrivano a doverne scrivere anche otto. E lo fanno dopo aver letto e selezionato tra i 21 e i 50 comunicati stampa, in un giorno.