Bruxelles – Gli obiettivi fissati con la Cop21 di Parigi (riduzione del 20% delle emissioni entro il 2020) “vanno raggiunti”. Ma bisogna anche guardare oltre, cioè al 2030. E la revisione della direttiva sull’efficienza energetica, “che vedrà la luce nella seconda metà dell’anno”, definirà proprio gli obiettivi futuri. Lo ha ricordato il commissario per l’azione per il clima e l’energia, Miguel Arias Canete, durante un dibattito al Parlamento europeo.
“L’obiettivo è quello di stabilire i target per il 2030, soprattutto per gli edifici che rappresentano il settore con maggiore potenziale per il risparmio di energia. Però mancano gli obiettivi nazionali in questo caso, e quindi sarà più difficile stabilire una linea guida”. Solo aumentando i passaggi vincolanti “gli investitori riceveranno un messaggio importante”, ha spiegato Canete.
In particolare, la revisione della direttiva affronterà l’articolo 7, cioè quello che obbliga al risparmio energetico. Il panorama europeo, su questo tema, è però frammentato: “Gli Stati membri hanno stabilito dei sistemi di controllo per rispettare i target. Tutti, tranne uno, sono avanti rispetto alla traiettoria stabilita per il 2020 e nove hanno già raggiunto gli obiettivi. Occorre però che alcuni di loro moltiplichino gli sforzi”, ha continuato Canete. “Le sovvenzioni che gli Stati decidono di dare alle rinnovabili alcune volte sono buone, altre meno – ha ricordato l’europarlamentare Massimilano Salini – L’Italia investe ogni anno 6,5 miliardi di euro per sostenere il fotovoltaico”, ma non in tutti gli altri Paesi si può parlare delle stesse cifre.
Perché gli investimenti trovino nuovo slancio, serve che la burocrazia e le barriere amministrative si semplifichino nel tempo. Su questo punto concordano anche i parlamentari presenti in aula. La maggior parte di loro, invece, ha espresso titubanza sulla decisione di fissare target ambiziosi per il 2030. La frammentazione interna, a livello nazionale, mette in pericolo l’unità energetica europea che rimane comunque “campione del mondo nella riduzione delle emissioni di CO2 e degli investimenti nelle rinnovabili”, come ha ricordato l’europarlamentare Markus Pieper. Senza coesione e senza l’adeguato supporto economico, sarà dunque difficile che tutti i 28 arrivino ai target stabiliti per i prossimo 15 anni.
La soluzione, per Canete, sta “in un mercato con meccanismi di appoggio, con convergenza di sistemi di supporto nazionali”. Gli investimenti non dovranno riguardare solo le rinnovabili, che rimangono al centro del risparmio energetico europeo, ma anche la biomassa e i biocarburanti. Oggi rappresentano la maggiore fonte energetica dell’Ue e la Commissione sta già lavorando per trovare soluzioni di tutela ambientale. I nuovi progetti potranno essere sostenuti con l’aiuto del “fondo Ue per gli investimenti strategici”, ha ricordato Canete che ha poi invitato le istituzioni regionali e locali a farne “un uso maggiore” soprattutto nel settore dei trasporti, quello più critico e – ad oggi – quello con il minore sviluppo.