Bruxelles – Nel suo lungo discorso al Parlamento europeo, il presidente Reuven Rivlin, ha parlato del rapporto tra Israele e Europa “che sono intrinsecamente legate in un legame che non può essere interrotto o spezzato”, ma anche, e soprattutto, del processo di pace in Medio Oriente. Se “guardiamo la realtà negli occhi e diciamo la verità” dobbiamo riconoscere che “le circostanze politiche e regionali che permetterebbero un accordo di pace pieno e costante” con i palestinesi “non si sono materializzate”, soprattutto perché “la leadership palestinese è divisa”, afferma. E per questo gli europei, “se sono amici e veri alleati” di Israele, devono “essere pazienti, rispettate le considerazioni israeliane anche se diverse, la sovranità e il processo democratico delle nostre decisioni, il nostro forte impegno e dovere a proteggere nostri cittadini”, che è “il comandamento più sacro di tutti”. A differenza dell’Ue che “ha abbattuto le barriere nazionali”, Israele punta a “mantenere sopratutto la sua forma di territorio nazionale”, che deve essere una “zona protetta e sicura per la popolazione ebraica”.
Rivlin ha puntato il dito contro le “massicce critiche contro Israele”, da parte dell’Europa che a suo avviso “sono soprattutto frutto di un malinteso e di una forma di impazienza nei confronti della nazione ebraica”, e questo “crescente senso di impazienza si sente che alcuni in Israele vivono frustrazione e sentono una forma di rabbia per certe azioni assunte dall’Ue”, da cui sentono arrivare “critiche ingiuste, condiscendenza e doppi standard”.
Se l’Europa vuole fare la sua parte nel processo di pace “dipenderà da voi da vostri leader cercare di fare più sforzi”, con un “metodo lento e paziente che porti fiducia” tra le parti. E per farlo il modo di intervenire “non è la mancanza di investimenti ma facendo investimenti, non è con i boicottaggi ma con la cooperazione”.