Bruxelles – Nell’anno in cui la Gran Bretagna è diventata il primo mercato per lo spumante italiano, Londra rischia di lasciare l’Unione europea se al referendum prevarrà l’ipotesi Brexit. E questo potrebbe causare non pochi problem alle esportazioni italiane.
Secondo un’analisi di Coldiretti, nel primo trimestre del 2016, le bottiglie di spumante esportate dall’Italia in Gran Bretagna hanno registrato un aumento record: +38%. Il nostro Paese ha così superato il primato degli Stati Uniti. Ma non si tratta solo di spumante. Londra è il quarto sbocco estero dei prodotti agroalimentari “made in Italy”, per un valore annuale di 3.2 miliardi di euro. Fra i prodotti più richiesti, oltre che alle famose bollicine, ci sono anche formaggi, frutta e verdura.
Ma i numeri cambiano, e di molto, se si guarda alle cifre dell’import italiano agroalimentare dal Regno Unito in un anno: 701.9 milioni di euro. “La bilancia commerciale agroalimentare – spiega Coldiretti – è dunque fortemente sbilanciata a favore dell’Italia con le esportazioni che superano di 4,6 volte le importazioni. La Brexit però, avrebbe effetti anche sulle politiche comunitarie con la Gran Bretagna che riceve il 7% delle risorse destinate alla politica agricola dall’Unione Europea e si posiziona al sesto posto nella classifica dei maggiori beneficiari nonostante sia al 13esimo posto come numero di aziende agricole (ne ha circa 187mila)”.
Da considerare, per Coldiretti, c’è anche un fattore storico: il Regno Unito è il Paese che, in Europa, ha contrastato con più forza le politiche per la tutela della qualità dei prodotti agricoli e ha cercato di optare per una “standardizzazione verso il basso”. La ricerca dell’eccellenza su vini, frutta e verdura non è mai stata una priorità per Londra. Inoltre, la Gran Bretagna continua a usare il sistema del “semaforo” con i bollini rossi, gialli o verdi sulle confezioni alimentari per indicare il contenuto di nutrienti critici per la salute. E lo fa nel 98% dei suoi supermercati, nonostante le etichette siano state bocciate da Bruxelles. Il Parlamento europeo, lo scorso aprile, si era espresso contro il sistema dei bollini con un parere sulla Relazione Kaufmann sul programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione europea nella quale si invitava la Commissione a riesaminare “la base scientifica, l’utilità e la fattibilità del regolamento 1924/2006 nonché eventualmente a eliminare il concetto di profili nutrizionali”.