Bruxelles – Fino ad ora la dieta mediterranea è stata associata all’immagine della piramide alimentare, con in cima proteine come carne e uova e alla base frutta e verdura. Ma il rapporto “La sostenibilità delle carni in Italia” per il 2016, presentato oggi al Parlamento europeo, propone un nuovo modello: quello della clessidra. La sua forma riesce a rappresentare l’impatto ambientale degli alimenti in rapporto al loro consumo nella dieta mediterranea. Secondo l’associazione ‘Carni sostenibili’, valutare l’impatto ambientale per chilogrammo è un approccio fuorviante per diversi motivi: non si può ignorare il diverso apporto nutritivo del cibo e bisogna considerare il consumo in proporzione agli altri alimenti, nel contesto di una dieta equilibrata. Dati questi presupposti, secondo l’associazione, il modo migliore per considerare l’impatto ambientale di un alimento è valutare le quantità consumate durante un determinato arco di tempo determinato.
Da qui nasce la clessidra ambientale, che rappresenta l’emissione di CO2 per settimana, conseguente alla produzione di un determinato alimento, considerando la quantità di consumo nella dieta mediterranea. “La Clessidra Ambientale è espressione di un approccio ampio alla visione della sostenibilità della dieta, che mira a valutare l’impatto ambientale reale del cibo che si consuma: se si segue un modello alimentare corretto, come quello mediterraneo tipico della dieta italiana, l’impatto medio settimanale della carne risulta allineato a quello di altri alimenti, per i quali gli impatti unitari sono minori, ma le quantità consumate decisamente maggiori”, ha dichiarato Aldo Radice, segretario generale dell’associazione Carni sostenibili. Anche Giovanni La Via, deputato del Parlamento Ue del Gruppo Epp, ha partecipato alla presentazione, dove ha sottolineato : “Non possiamo valutare come bene o male un alimento in rapporto al suo contenuto di grassi, fibre, zuccheri. E’ necessario inquadrarlo nella dieta complessiva per poterlo davvero giudicare”.
Lo studio analizza il modello produttivo delle carni italiane (bovine, suine ed avicole) evidenziando la sempre maggiore attenzione ai temi della sostenibilità, sia nutrizionale che ambientale, ottenuta grazie all’applicazione di moderne tecnologie lungo la filiera e all’aumentata sensibilità degli operatori nel rispondere alla domanda di consumatori sempre più esigenti. L’europarlamentare Paolo De Castro, del gruppo S&D, è intervenuto durante la presentazione sottolineando: “Ci muoviamo in un ambito complicato. In questo periodo storico si registra una forte dinamica nei consumi alimentari, non solo per l’aumento della popolazione ma anche per la radica modifica dei consumi alimentari. Una parte importante della popolazione mondiale sta diventando più ricca e questo si riflette in un maggiore consumo di carne. Per gestire questi cambiamenti in un mondo di risorse limitate è fondamentale mettere al centro la sostenibilità”.