Bruxelles – L’accordo di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti non danneggerà i Paesi in via di sviluppo e anzi, se qualche impatto ci sarà, sarà positivo. Ne è convinta la commissaria europea al Commercio, Cecilia Malmstrom che oggi è intervenuta sul tema davanti alle commissioni Sviluppo e Commercio internazionale del Parlamento europeo. “Sono felice di dire che non vediamo un impatto negativo. Sebbene dobbiamo rimanere molto vigili sulla cosa, tutti i principali studi pubblicati sul tema concludono che semmai il Ttip sarà benefico”, ha riportato la commissaria.
I motivi, secondo Malmstrom, sono molteplici. Per prima cosa “quando Ue e Usa crescono, questo spinge la domanda e la crescita nel resto del mondo”. Un effetto in parte indiretto, visto che “quando cresciamo importiamo di più, incluso dai Paesi in via di sviluppo” e in parte diretto: “Molti Paesi in via di sviluppo sono parte della filiera degli esportatori europei e americani”, ricorda la Commissaria. Prova ne è il fatto che oggi in media, “ogni milione di euro che esportiamo dall’Unione europea sostiene 8.600 posti di lavoro ne resto del mondo”. Ad esempio, “l’export Ue supporta 800 mila posti di lavoro in Brasile e quasi 2 milioni in India”, fa i conti la commissaria. Insomma “più esportiamo, più i nostri fornitori nei Paesi in via di sviluppo ne beneficiano”. Il legame tra l’andamento delle economie Ue, Usa e dei Paesi terzi si è già visto durante la recente crisi finanziaria, ma in senso negativo. L’accordo di libero scambio, invece, “rendendo più forti le nostre economie ne farà emergere il lato positivo”, è sicura Malmstrom.
La commissaria risponde anche alle obiezioni di chi teme che il Ttip possa creare un vantaggio commerciale per gli esportatori europei e statunitensi a scapito di quelli dei Paesi terzi. “Oggi crediamo che la risposta sia no”, sostiene la commissaria, secondo cui “i Paesi in via di sviluppo in Africa, Asia e America Latina sono specializzati in prodotti molto diversi da quelli che Ue e Usa vendono nei reciproci mercati”. Ad esempio “l’elevato valore aggiunto dei prodotti che noi esportiamo verso gli Usa dal nostro clima temperato non competono con i prodotti tropicali dall’Africa o dall’America Latina”, continua Malmstrom. Non solo: già oggi, ricorda il membro della Commissione Ue, le tariffe pagate sul commercio transatlantico “non sono così elevate”, sono “in media inferiori al 5%”. Dunque anche rimuoverle “creerà un impatto negativo molto piccolo” sugli altri Paesi.
Inoltre, tiene a ricordare Malmstrom, “il Ttip non sta avendo luogo in isolamento” ma in contemporanea l’Ue “sta continuando un lavoro di lungo termine per rendere il più semplice possibile per i Paesi in via di sviluppo, esportare sul nostro mercato”. Insomma “voglio chiarire che la Commissione negozia questo accordo, come ogni altro, con grande attenzione e con una percezione chiara del suo potenziale impatto più ampio”, sottolinea Malmstrom, assicurando: “Siamo un’unione di democrazia e di diritti umani, un’unione che insiste sulla protezione dell’ambiente e dei consumatori e certamente un’unione che supporta lo sviluppo dei Paesi più poveri”.