Roma – Il governo italiano ritiene che “l’approccio della Commissione europea sia troppo rigido e difficilmente applicabile”. È questo il giudizio espresso da Teresa Bellanova, viceministro per lo Sviluppo economico, nel corso di un’audizione sulla proposta di regolamento europeo per la sicurezza degli approvvigionamenti di gas.
Davanti ai deputati della commissione Attività produttive, l’esponente dell’esecutivo ha sottolineato che anche “Austria, Belgio, Francia e Germania” hanno criticato il testo presentato dalla Commissione e stanno lavorando a una proposta alternativa insieme con l’Italia. In particolare, nel mirino c’è la divisione dei Paesi membri in diverse aree regionali, all’interno delle quali vanno definiti gli Scenari di rischio e i conseguenti Piani di emergenza per far fronte a improvvise interruzioni delle forniture.
Bellanova definisce “non funzionali” quelle suddivisioni, perché “troppo rigide”. La proposta alternativa è di formulare scenari di crisi e piani emergenziali prendendo a riferimento una singola infrastruttura. Verrebbero così considerate le implicazioni che l’interruzione dei flussi su quel preciso gasdotto o su quel determinato rigassificatore avrebbe per tutte le macroregioni e i Paesi interessati, e di conseguenza si potrebbero predisporre dei piani di emergenza più coordinati e meglio rispondenti alle necessità. Sarebbe l’inclusione di tali misure nei piani nazionali a garantire poi l’attuazione delle misure da parte di ciascun Paese membro.
Riguardo alle disposizioni di solidarietà in caso di necessità, “la proposta della Commissione prevede un taglio della domanda negli Stati membri tenuti a far fronte all’emergenza di un altro” Paese, ricorda Bellanova. “L’Italia suggerisce invece di attivare prioritariamente misure di incremento dell’offerta”, indica, come “l’istituzione ‘ex ante’ di fornitori di ultima istanza”. In altre parole, spiega, bisogna individuare preventivamente alcune “imprese disponibili a fornire volumi di gas aggiuntivi, ad esempio mediante contratti di fornitura spot via tubo o Gln (gas liquido naturale, ndr) dall’estero”.
Ulteriori garanzie per coprire anche in momenti di crisi il fabbisogno di gas verrebbero da un “utilizzo condiviso degli stoccaggi di mercato e di quelli strategici”, rimarca ancora Bellanova. Questi ultimi non sono presenti in tutti i Paesi, perché “alcuni li considerano un costo eccessivo”. L’Italia ha invece una riserva di “5 miliardi di metri cubi e intendiamo mantenerla”, precisa l’esponente dell’esecutivo, perché “non ci si può affidare in caso di emergenza solo a misure di mercato”.
Nei momenti di crisi, per il governo, bisognerebbe dunque procedere a un taglio della domanda solo se tutte queste misure per incrementare l’offerta si rivelassero insufficienti. Taglio della domanda che “comunque non dovrebbe mai interessare le centrali individuate dal gestore della rete elettrica come essenziali al mantenimento in funzione del sistema elettrico nazionale”.
È questo un altro punto dolente della proposta di Bruxelles, segnala la vice di Carlo Calenda. Riguardo gli utenti protetti, quelli ai quali va garantito l’accesso al gas anche in momenti di emergenza, la definizione viene lasciata ai Paesi membri con il conseguente rischio di disomogeneità. Ma l’aspetto più problematico, per Bellanova, è appunto che “la Commissione ha inteso proteggere solo i consumatori domestici” e “non ha indicato la protezione del sistema elettrico”. Questo “è un errore e lo abbiamo segnalato”, denuncia l’esponente del governo ricordando che “anche il Parlamento europeo ha chiesto che sia incluso” il sistema elettrico tra i soggetti cui non si può interrompere la fornitura di gas.