Bruxelles – Il protezionismo commerciale si rafforza nel mondo. La Commissione europea ha presentato oggi una analisi delle tendenze protezionistiche, da cui emerge che la tendenza a restringere il commercio rimane forte, con 200 nuove misure protezionistiche adottate nei 31 paesi monitorati nel periodo di 18 mesi coperto dal rapporto, dato che porta la quantità totale di misure commerciali restrittive adottate in questi paesi fin dall’inizio della crisi economica a ben oltre 1000.
L’Ue, spiega una nota, si sforza di rimuovere queste barriere a beneficio delle imprese europee e dei cittadini. La relazione presenta tra l’altro l’azione dell’Unione in materia di barriere commerciali specifiche che impediscono la vendita di prodotti e servizi dell’Ue.
La commissaria per il commercio Cecilia Malmström spiega che “Il protezionismo commerciale continua ad essere in aumento in tutto il mondo, mentre i mercati aperti hanno dimostrato di portare più innovazione, maggiore produttività, crescita economica e prosperità”. Per la commissaria però “nonostante questo, pochi ostacoli agli scambi sono stati rimossi, mentre nuovi sono stati introdotti. Ecco perché continuiamo i nostri sforzi per promuovere il libero commercio negoziando accordi di libero scambio, e per far rispettare le norme esistenti. Spero fortemente che i nostri partner possano unirsi a noi nel nostro forte impegno a rendere i mercati aperti lavoro per tutti”.
Divieti per singoli prodotti, adempimenti e licenze che colpiscono il commercio proprio sul fronte dell’importazione o esportazione restano le restrizioni commerciali più comuni, seguiti da misure interne che colpiscono in particolare gli scambi di servizi, gli investimenti e l’accesso agli appalti pubblici stranieri.
I prodotti più colpiti dalle misure restrittive includono materie prime e prodotti energetici colpiti da restrizioni alle esportazioni, e Ict (Information and Communications Technology) con limitazioni sui contenuti o ingiustificati vincoli di localizzazione dei dati e la certificazione o requisiti di prova intrusivi.
Le economie emergenti sono responsabili per circa la metà di tutte le nuove misure commerciali restrittive introdotte tra giugno 2014 e dicembre 2015. Tuttavia, i paesi sviluppati, tra cui alcuni membri del G20, continuano anche ad adottare tali misure, nonostante le promesse ripetute di lotta al protezionismo.
Per fare qualche esempio, le principali preoccupazioni sui mercati di esportazione strategiche Ue sono:
-misure in Cina che si affermano essere basate sulla sicurezza nazionale, e soprattutto motivi di sicurezza informatica; limitazioni nell’accesso agli appalti pubblici e gli investimenti esteri diretti, e grande preoccupazione per quanto riguarda la tutela dei diritti di proprietà intellettuale e la loro esecuzione;
-esplicite politiche di limitazione delle importazioni in Russia che implicano una serie di misure protezionistiche legate alle regolamentazioni tecniche, norme sanitarie e fitosanitarie e questioni doganali, così come diversi programmi di sovvenzioni discriminatorie condizionati sui requisiti di contenuto locale;
-un aumento dei dazi sui diversi prodotti in India, anche per quanto riguarda le Itc, che sono formalmente destinate ad essere esenti da dazio ai sensi dell’accordo Information Technology esistente e la mancanza di una tutela brevettuale efficace;
– restrizioni sulle importazioni di acciaio adottate da alcuni paesi in violazione delle norme Wto, che influiscono negativamente sulla situazione già difficile nei mercati globali a causa di un eccesso di capacità produttiva.
Alcune barriere commerciali di lunga data restano anche in Argentina e in particolare in Brasile, anche se alcuni sviluppi positivi possono anche essere notati, in particolare per quanto riguarda le restrittive misure argentine come la prima dichiarazione giurata di importazione (o “Đại”), il sistema di licenze di esportazione e la maggior parte delle tasse all’esportazione per i prodotti agricoli e industriali.
Per quanto riguarda il commercio dell’Ue con gli Stati Uniti e il Giappone, ostacoli importanti persistono nel settore degli appalti pubblici, misure sanitarie e fitosanitarie e ostacoli tecnici al commercio, che sono affrontati nel quadro dei rispettivi negoziati commerciali bilaterali.