Bruxelles – L’Unione europea si schiera contro il traffico dei cosiddetti ‘minerali insanguinati’, o ‘dei conflitti’, come coltan, tungsteno e oro, che dalle aree più povere del Pianeta vengono trasportati verso le zone più ricche attraverso la fabbricazione di cellulari, computer e gioielli. Ma l’intesa non soddisfa tutti.
“Abbiamo raggiunto un accordo politico sugli obblighi legali per la parte a monte della catena di rifornimento di questi minerali, che includono fonderie e raffinerie” ha annunciato il commissario europeo al commercio, Cecilia Malmstroem, dopo la riunione dei negoziatori di esecutivo Ue, Europarlamento e Consiglio. “Alcuni aspetti tecnici rilevanti rimangono ancora da definire, ma è un’intesa importante” ha spiegato Malmstroem.
“L’Europa ha privilegiato i profitti rispetto alle persone e ai diritti umani, che è tenuta a rispettare”, ha commentato invece Amnesty International. “L’accordo rappresenta un primo passo nella giusta direzione, ma la legge alla fine rischia di fare molto meno rispetto all’obiettivo”, poiché prevede possibili esenzioni per la “vasta maggioranza delle aziende europee” dalle nuove regole.
L’intesa “avrà un enorme impatto sul terreno nelle aree dei conflitti”, ha assicurato a nome della presidenza di turno Ue Lilianne Ploumen, ministro del Commercio estero dei Paesi bassi. “Il nostro ruolo è quello di dare voce a persone che non possono sedere a questi tavoli e anche ai consumatori che non vogliono contribuire a conflitti senza saperlo” ha detto Ploumen. “Si tratta di un accordo importante anche nel contesto della crisi dei migranti” ha aggiunto Iuliu Winkler (Ppe), relatore dell’Europarlamento, ricordando che l’Ue “deve assistere le persone sul terreno e distruggere gli incentivi che le spingono a diventare migranti economici illegali”.
Nel maggio 2015 il Parlamento europeo aveva approvato a larga maggioranza la modifica alla proposta avanzata dalla Commissione Ue, chiedendo di introdurre la tracciabilità obbligatoria per le circa 800 mila imprese dell’Unione.