Bruxelles – Nessuno vuole rimanere al buio. Per ricordarlo, alla Sustainable energy week di Bruxelles, nel panel “Energia eolica: l’assetto del mercato con al centro la flessibilità”, campeggia l’immagine di due occhi bianchi su sfondo nero. Sono spaventati perché è saltata la luce. Come a dire: dobbiamo fare qualcosa o ci ritroveremo al buio. Una chiamata a investire nelle rinnovabili, ripensare il mercato energetico, decarbonizzare l’economia e, soprattutto, lavorare per una maggiore flessibilità dei mercati.
I prezzi dell’energia oscillano. I mercati sono imprevedibili e gli investimenti, di riflesso, spesso titubanti. “Ma questo non vuol dire che il settore non stia crescendo, lasciate che gli attori entrino a farne parte e che trovino delle soluzioni”, dice Kristian Ruby, a capo di Wind Europe. Questo sarà possibile solo con una maggiore flessibilità del mercato energetico. Vale a dire: nuovi accordi con i rivenditori perché siano più liberi di entrare nel sistema con le loro offerte ai clienti. Poi “servirà maggiore liquidità. Dovremo essere più reattivi nei confronti dei prezzi. E in questo senso l’assetto del mercato europeo deve migliorare, soprattutto per quanto riguarda il sistema di offerta e del limitato accesso dei consumatori”, ha ricordato Colas Chabanne di Entso-e.
La flessibilità presuppone un quadro normativo comune in cui agire. Nel caso specifico del settore eolico, questo fatica ancora a definirsi. Ci sono Stati membri in cui l’energia del vento viene sottovalutata solo perché si pensa che non ci siano abbastanza correnti da sfruttare. Altri in cui, invece, si investe molto, ma che faticano a condividere i risultati raggiunti. “Questa non è l’unione energetica di cui l’Europa ha discusso nell’ultimo anno”, ha detto Ruby.
Eppure i presupposti da cui partire ci sono. Come spiega Frauke Thies, direttrice di Smart energy demand coalition, “secondo quanto stabilito dalla Commissione europea, l’obiettivo a cui dobbiamo arrivare è quello, ambizioso, di aumentare la quote di energia ricavata da fonti rinnovabili fino a coprire almeno il 20% del fabbisogno complessivo lordo di energia entro il 2020”. Facendo questo l’Europa potrà avere a sua disposizione le riserve necessarie per situazioni di emergenza,“oppure per quelle in cui il vento non soffierà”.
Manca un quadro comune del mercato, ma investimenti e nuovi progetti ci sono già, e sopravvivono. La costruzione di impianti di pale eoliche in Scozia, nel Regno Unito e sulle coste del Mar Baltico lo dimostrano. Tra il 2017 e il 2019, questi sistemi daranno nuova energia eolica offshore a migliaia di famiglie. Il progetto più ambizioso è inglese e si basa su due parchi eolici da 1.2 gigawatt. Sono i Dogger Bank Teesside A&B e avranno una capacità energetica quasi quattro volte superiore rispetto al più grande progetto operativo esistente.