Bruxelles – Nel mondo, 1.3 miliardi di persone non hanno accesso all’elettricità. Altri due miliardi non hanno rifornimenti energetici sufficienti. Non se li possono permettere, oppure le strutture a loro disposizione sono inadeguate. Anche in Europa ci sono 54 milioni di persone che vivono in condizione di “povertà energetica”. Serve una rivoluzione. E l’Unione europea può esserne la protagonista. È questo il messaggio emerso dalla tavola rotonda organizzata da Enel durante la Sustainable Energy Week di Bruxelles, il 14 giugno.
Confrontarsi sugli obiettivi dell’unione energetica “non lasciando indietro nessuno”, grazie alle nuove tecnologie e all’energia pulita, è un punto di partenza importante . “Stiamo facendo qualcosa di buono, nonostante ancora in molti pensino che il mondo dell’energia non attragga a sufficienza quello del business”, ha detto Monica Frassoni, co-presidente del partito verde europeo e presidente della European Alliance to Save Energy.
Gli ostacoli per arrivare a un mondo energetico accessibile a chiunque ci sono. Primo su tutti quello politico. “Gli investimenti arriveranno, le tecnologie pure. Quello che farà la differenza sarà l’atteggiamento dei governi degli Stati membri rispetto al problema. Ogni esecutivo deve porre l’efficienza energetica in primo piano”, ha spiegato Rachel Kyte rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per il progetto Sustainable energy for all. Trovare un quadro normativo comune, investitori e regole rigide dovrà diventare una priorità. Un’altra parte cruciale spetterà alle aziende come Enel, realtà che secondo Kyte “avrà un futuro molto diverso dal suo passato e potrà essere un esempio di straordinario aiuto”.
Non lasciare indietro nessuno, significa estendere il raggio d’azione europeo oltre i propri confini, per aiutare con investimenti e nuovi progetti chi è in difficoltà. In particolare Africa, India e America latina. Enel è impegnata su questo fronte con il progetto Enabling Electricity, in collaborazione con le Nazioni Unite. Si parte dallo studio di sistemi per facilitare l’accesso all’energia elettrica attraverso nuove tecnologie, per poi rimuovere le barriere economiche di accesso al mercato fino ad arrivare al supporto delle comunità locali puntando sull’educazione dei giovani.
Un esempio? Le mini –grids, cioè le piccole reti intelligenti autonome che ottimizzano la produzione di energia elettrica, installate in 100 villaggi del Kenya per fornire elettricità a circa 90 mila persone. Con un investimento di 12 milioni di dollari, questo è un modello di business che funziona. “Bisogna trovarne altri, trovare soluzioni che portino con loro non solo valori legati all’energia, ma che parlino anche di sostenibilità”, ribadisce Francesco Venturini, amministratore delegato e direttore della divisione Energie RinnovabiliEnel Green Power che ha organizzato “un team di giovani che si occupa di questo, girano il mondo per sperimentare nuove soluzioni”. L’obiettivo è uno solo: ridurre quel numero, 1.3 miliardi di persone senza elettricità. E trovare un quadro comune in cui agire, per arrivare a raggiungere i target fissati dalla Commissione europea per il 2030 su clima ed energia.