Bruxelles – In Turchia “non c’è stato di diritto, non c’è libertà di stampa, i giornalisti vivono in uno stato di paura” eppure “i leader europei non hanno alzato la voce contro l’autoritarismo” del presidente Recep Tayyp Erdogan, hanno preferito “pagare il prezzo della nostra libertà pur di avere un accordo sui rifugiati”. È un accusa diretta, contro un atteggiamento definito “vergognoso”, quella lanciata nei confronti dell’Europa dal giornalista turco Can Dündar, caporedattore del quotidiano di centro-sinistra Cumhuriyet, divenuto simbolo della lotta per la libertà di stampa nel Paese.
La testata è entrata nel mirino della censura di Stato turca quando, poco prima delle elezioni che hanno rieletto Erdogan, ha pubblicato un video in cui si vedono camion dell’intelligence turca (Mit) che trasportano armi destinate, secondo il giornale, ai ribelli siriani. Accusati di avere rivelato un segreto di Stato, Dundar e un collega sono stati incarcerati e rilasciati solo dopo 92 giorni, grazie ad una sentenza della Corte suprema che ha dichiarato illegittimo il loro arresto. Ma per Dundar i problemi non sono finiti: a maggio di quest’anno il giornalista è stato oggetto di un tentativo di omicidio da parte di un uomo armato. Da allora “vivo con cinque bodyguards, lavoro circondato dalla polizia, come si può fare giornalismo libero in queste condizioni?”, racconta a Bruxelles, dove è stato invitato da un gruppo trasversale di eurodeputati (socialisti, verdi e liberali).
Eppure l’Europa, lamenta il giornalista, ha preferito fingere di non vedere per chiudere comunque un accordo che “è andato oltre la libertà e oltre i migranti” che “sono ostaggio di questo accordo, sono trattati come una merce da scambiare”. Ma l’atteggiamento dell’Europa, avverte Dundar, rischia di danneggiare la sua stessa immagine: “Se l’Ue supporta un governo autoritario solo per chiudere un accordo, allora ho paura che perderà tutta la sua credibilità, in Turchia e nel mondo”, sottolinea.
“La Turchia non è solo Erdogan – insiste Dundar – ha un altra faccia, una faccia che è aperta all’Ue, che lotta per libertà di stampa, una grande Turchia”. Esattamente come “l’Ue non è solo Le Pen”. Per questo “i negoziati non dovrebbero essere tra l’Ue e la Turchia ma tra europei e turchi che credono negli stessi diritti”, aggiunge. “Stiamo facendo la stessa lotta, dobbiamo fare la lotta contro Erdogan e Le Pen insieme, serviamo l’uno all’altro più che mai”, è l’appello di Dundar all’Ue, anche perché “Un’Europa senza valori non farà niente di buono, né per il mondo né per se stessa”.