L’Unione fa la Forza
“Unity is Strenght” è il motto belga – nazione iper frammentata e paese ospite di gran parte delle istituzioni europee. Una bella metafora per la frammentazione crescente dell’UE. Eppure, racconta Naomi Skoutariotis sul Guardian, le divisioni che vediamo in Europa non sono un problema solo europeo, lo sono a livello globale. L’Unione è differente secondo linee sociali, politiche e linguistiche, ma lo stesso accade in Belgio. E nelle province belghe. Addirittura nelle città belghe. È davvero sufficiente per un’unione essere diversa dal punto di vista culturale o politico per dividersi o sgretolarsi? E fino a che punto? United we stand, Divided we fall. Forse. Probabilmente.
L’Unione a rischio Brexit
Un editoriale di El Mundo ricorda che un’eventuale Brexit non comporterebbe conseguenze solo per il Regno Unito ma anche per l’intera Unione, il cui progetto complessivo potrebbe essere messo seriamente a rischio. Vengono criticati sia Cameron sia le istituzioni europee per non aver fatto abbastanza per mettere in luce gli aspetti positivi dell’appartenenza all’UE e le ricadute estremamente negative di un’eventuale Brexit (della quale non si conoscono nemmeno i tempi effettivi). Ce n’è per tutti, insomma.
Una spinta alla Brexit? La Turchia nell’UE
Secondo il New York Times, una delle motivazioni che spingerebbero gli elettori britannici verso l’uscita dall’Unione Europea è data dal possibile ingresso della Turchia nell’UE, vista come ulteriore stimolo all’arrivo di ondate migratorie nel Regno Unito nonché di probabile ingresso di terroristi islamici all’interno dei confini europei, permettendo allo stesso tempo un ingresso più facile in Siria per i giovani britannici radicalizzati che vogliono andare ad ingrossare le fila dell’ISIS in campo siriano.
Integrazione attraverso l’istruzione
George Shahoud, Céline Ghannoum e Line Eid sono pronti per il loro esame Bac in Francia, ci racconta Le Monde: vengono da Damasco e Aleppo, sono scappati dalla guerra che infuria in Siria e ora studiano per poter superare l’esame di fine anno ed essere ammessi ai corsi universitari. Vedono differenze nel modo di trattare le materie, si impegnano nel conoscere la lingua del loro paese di adozione ma a volte devono ancora tradursi le cose in arabo per comprenderle al meglio – un modo, dice Line, di non dimenticare le loro origini.
Le prime pagine di oggi