Bruxelles – Parlando “in termini generali” si dice “d’accordo” con il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble che ha affermato che se al referendum del 23 giugno vincerà l’ipotesi Brexit si sarà fedeli al principio “dentro è dentro e fuori è fuori”, e quindi non ci sarà nessuna permanenza britannica nel mercato unico. Ma parlando alla commissione Affari economici del Parlamento europeo in qualità di presidente di turno dell’Ecofin, Jeroen Dijsselbloem afferma di ritenere che nei referendum, “e in Olanda ne abbiamo avuti vari, “quello che non funziona è minacciare i votanti e dirgli le cose terribili che succederanno se fanno una certa scelta”, una cosa che “non credo sia un buon approccio”.
Ai britannici, “se fossero interessati a quello che ho da dire, cosa che non credo, ma fingiamo che sia così” precisa, Dijsselbloem dice che “ci sono forti argimenti e forti interessi per la Gran Bretagna a continuare con la cooperazione europea”, ad esempio il fatto che nel dibattito sulla Brexit “una delle questioni chiave è l’immigrazione”, e “questa questione non si risolverà certo uscendo dall’Ue”. Anzi “ci saranno in futuro ancora forti motivi per cui Londra e Parigi dovranno ancora lavorare insieme sul tunnel della Manica”, attraverso il quale tanti migranti dalla Francia tentano di raggiungere il Regno Unito. Così come ci saranno motivi per cui è interesse dei britannici cooperare “in regioni come la Turchia e la Siria”, semre per risolvere la crisi dei migranti. Insomma, ribadisce Dijsselbloem, “ci sono varie, positive ragione per cui la cooperazione è una buona idea anche per i britannici”.
Ma questo, ha avvertito ancora il presidente Ecofin, “non è abbastanza per loro per loro per rimanere membri”. Quello che auspica invece Dijsselbloem è che i britannici “fossero di nuovo membri attivi e in prima linea. Prima lo erano, poi sono diventati passivi e difensivi”. Invece, ha concluso l’olandese “vorrei di nuovo una membership offensiva da parte loro”.