Bruxelles – Dalla legge Gol alla legge del goal. La politica ha da sempre unito Italia e Belgio, il calcio ha posto invece le due popolazioni davanti a un dilemma per via della forte immigrazione azzurra in terra di diavoli rossi.
Stasera passato e presente si fonderanno come sempre in caso di Italia-Belgio, partita dal sapore di derby per gli italo-belgi del regno del nord Europa. Sono 290mila, e lo si deve ai governi. Tutto iniziò con l’accordo “braccia in cambio di carbone” sottoscritto nell’immediato dopoguerra dagli allora primi ministri Alcide De Gasperi e Achille Van Acker (quest’ultimo ribattezzato Achille Charbon, Achille Carbone appunto): l’Italia avrebbe inviato duemila operai la settimana nei bacini minerari valloni, e il Belgio che avrebbe concesso 300-400 chili di carbone al mese per ogni minatore. Complessivamente l’accordo bilaterale portò in Belgio 50mila persone. Oggi sono qualcosa come 290mila gli italiani in Belgio, grazie alla “liberalizzazione dei passaporti” voluta da Jean Gol, ministro della Giustizia di cui porta il nome la legge del 1984 che rese più semplice la concessione della cittadinanza. Riconoscimento automatico per filiazione da madre (quando fino ad allora era riconosciuta solo da padre), attribuzione ai discendenti di terza generazione, possibilità di acquisire la cittadinanza per qualunque maggiorenne stabilmente residente in Belgio per una durata non inferiore a tre anni. Le nuove norme hanno portato 68mila italiani a divenire belgi tra il 1985 e il 2000. Gol o autogol? I belgi a quanto pare, non hanno dubbi: gli italiani hanno trasformato il Paese. Tuttavia, mentre loro si sono belgizzati, il Belgio non si è affatto italianizzato. Mmm, siamo sicuri?
Stasera sono tanti i belgi che tiferanno Italia: quelli col doppio passaporto, quelli che vivono qui da una vita ma che, nonostante tutto, calcisticamente hanno voluto restare fedeli alla vita precedente dei discendenti e magari delle proprie. Alcuni sono anche fortunati, perché comunque vada al fischio finale il risultato non renderà loro scontenti. Avere due squadre per cui tifare contemporaneamente è al tempo stesso dilemma e privilegio. Lo sa bene la regina madre, Paola Ruffo di Calabria, che quando al trono sedeva il marito Alberto II, è stata sovrana dei belgi, come titolo vuole. E belgi lo sono tutti, anche quelli che tifano Italia. Compreso Elio Di Rupo, altro esponente della politica a legare ancora una volta i due Paesi, sposando monarchia e repubblica. L’ex primo ministro e attuale sindaco di Mons tifa Belgio, ma da abruzzese qual è per origine non potrà non gioire nel caso in cui stasera… Vabbè, non diciamolo per scaramanzia. Limitiamoci a ricordare Enzo Scifo, figlio di minatori italiani venuti in Belgio dalla provincia di Agrigento in base all’accordo “braccia in cambio di carbone”. Nato a La Louviere nel 1966, Scifo in Italia ci tornerà nel 1991, grazie al calcio. Per due stagioni a Torino, sponda granata, nel momento che quasi riconsegnò al calcio in grande toro: finale di coppa Uefa persa solo per la regola dei gol in trasferta. Storia del calcio, di una squadra, e di due Paesi.
Oggi conterà altro. I tre punti in palio, un buon inizio di Francia 2016. I gol, ovviamente. La partita sarà trasmessa nei bar, e nei maxischermi montati ad Auderghem (place Pinoy), Watermael-Boitsfort (place Payfa-Fosseprez) e Molenbeek (stadio Edmond Machtens, ingresso 5€). I belgi saranno tanti, forti anche dei pronostici che vedono “les diables rouges” come favoriti, e con l’Italia decisa a smentire le attese.