Dal nostro inviato.
Londra – L’immigrazione nel Regno Unito è in costante aumento secondo i dati dell’istituto statistico, ma a volte non c’è bisogno di ricorrere alla matematica per rendersi conto di alcuni fenomeni, basta farsi un giro nella capitale per notare che i vari accenti sono tutto tranne che “british”.
Tra i milioni di cittadini europei che battono ogni giorno le strade londinesi, una buona fetta sono italiani in cerca di fortuna, di un cambio, di un’opportunità di crescita o semplicemente di se stessi.
Con l’avvicinarsi di Brexit il loro futuro è incerto, perché se finora sappiamo dalle previsioni che l’economia potrebbe soffrire un profondo shock, ancora nulla è certo sul destino degli expat che vivono e lavorano a Londra. Avranno bisogno di un visto? Potranno rimanere come se nulla fosse? Verrà utilizzato il contratto di lavoro come discriminante?
Tra i tanti italiani che hanno fatto di Londra la propria casa uno è Luca Vullo, regista, “insegnante” di cultura e gesti italiani e proprietario della casa di produzione Ondemotive Productions. Di origine siciliana espatriato a Londra, Vullo ha portato con se il meglio della cultura italiana, come se il vento di scirocco che tira la sera d’estate sia qualcosa da non poter dimenticare anche se è qualcosa che non si può spiegare.
Il suo nuovo progetto, Influx (Flusso ndr), è un documentario sull’immigrazione italiana e sulle possibili ricadute di Brexit sui nostri connazionali. “Per me questo film è un’analisi antropologica, sociologica e psicologica dei nostri connazionali in terra britannica.”
“Perchè c’è questo flusso, questa emorragia?” Dal film emerge che non è solo una questione economica ma di più, “perché noi stiamo male psicologicamente, siamo una società malata, cresciamo male e proviamo qualsiasi altra formula per stare meglio”, dice Vullo.
“Londra è diventata il sogno americano” che sta a solo due ore di volo, “presentandosi come possibilità di salvezza”. Ma come lui stesso ha sperimentato è anche una “cultura con cui ti scontri, non è tutto bello e roseo”. Gli italiani in Uk sono la terza comunità dopo polacchi e rumeni, con le stime ufficiali che arrivano abbondantemente sopra le 200.000 unità. Questo vorrà pur dire qualcosa.
Nello short movie presentato al Festival di Cannes che Eunews ha avuto la possibilità di vedere, appaiono diversi personaggi italiani che hanno avuto successo nella capitale britannica. I primi ad intraprendere il sogno londinese, coloro che hanno concretizzato un desiderio e che mettono insieme consigli e avvertimenti per quelli che ancora devo prendere il coraggio per partire.
Una panoramica sulla società italiana vista da fuori, come se per guardarsi allo specchio ci sia bisogno di uscire al di fuori della patria, come il mito della caverna di Platone, dove l’Italia rappresenta la caverna.
Il DocuFilm che verrà presentato in anteprima al cinema Genesis di Londra il 22 giugno, giusto un giorno prima del referendum su Brexit che chiederà ai britannici se vogliono o meno rimanere all’interno dell’Ue, vuole chiudere un cerchio sull’immigrazione italiana che è iniziato con Dallo Zolfo al Carbone, documentario che racconta l’immigrazione italiana in Belgio dopo il patto italo-belga del 1946.
Anche in quel documentario Vullo ha cercato di capire il ruolo economico e sociale degli italiani in Belgio e della loro importanza economica con le rimesse inviate in Italia. “Un pezzo di storia che non c’è nei libri di storia” che è stato candidato al David di Donatello che verrà proiettato al Parlamento Europeo per la ricorrenza della strage di Marcinelle.
Luca Vullo è un esportatore “professionista” dell’italianità, e tiene corsi nelle università tedesche, inglesi e americane sulla gestualità e sulla cultura italiana. È un italiano che come tanti vive all’estero ma con la testa sempre in patria, per ricordare quel vento di scirocco che tira all’ora dell’aperitivo, quando sei seduto al bar a far due chiacchiere.