Londra – La Brexit non divide soltanto i cittadini Britannici, le metropoli e le periferie, i giovani e gli anziani, gli scozzesi e i gallesi, ma è ben più forte, arrivando persino a dividere le famiglie. È questo il caso di Boris Johnson, ex primo cittadino londinese e leader della campagna per il Leave, e suo padre, Stanley Johnson, noto scrittore, ambientalista e con un passato a Bruxelles.
Se da una parte il figlio maggiore (che, essendo nato a New York, ha anche la cittadinanza Usa) dichiara guerra all’Unione Europea, con attacchi al presidente della Commissione Jean Claude Juncker e uscite ogni giorno più pesanti arrivando a dire che “L’Europa è come Hitler”, il padre, noto a Bruxelles per essere stato parlamentare europeo del partito conservatore e aver rivestito la carica di vicepresidente al comitato per la salute pubblica, l’ambiente e la difesa del consumatore, ha firmato il documento degli intellettuali a favore dell’Ue.
Il Johnson unionista è anche cofondatore di un comitato a sostegno del Remain dal nome E4E, Environmentalist For Europe, nel cui manifesto si dichiara apertamente che solo con l’Europa è possibile combattere i cambiamenti climatici. “Uscire metterebbe a rischio la nostra aria e la qualità delle nostre acque e il gruppo si adopererà per far rispettare le direttive europee in Uk.”
E non si è certo risparmiato delle critiche nei confronti di suo figlio (che a Bruxelles ha fatto il liceo alla Scuola europea e poi per anni è stato giornalista), ammonendolo di aver fatto una mossa errata sostenendo la Brexit, che “potrebbe portarlo alla fine della sua carriera”, intendendo che la scelta sia mirata a soffiare il posto di David Cameron in caso di uscita.
Nonostante Stanley si sia definito profondamente europeista, non ha dimenticato di lanciare la sua stoccata all’Ue. “Non credo che la libertà di circolazione delle persone potrà reggere sotto la pressione dell’immigrazione e nemmeno l’Eurozona, guardando il disastro che è stata la moneta comune per alcune nazioni” aggiungendo che suo figlio ha ragione, perché l’Ue ha bisogno di interventi “estetici”, ma lui a differenza dei sostenitori della Brexit è per cambiare l’istituzione da dentro e voterà per rimanere.