Bruxelles – L’accordo per il libero scambio con il Canada, il Ceta, dovrebbe passare al vaglio di tutti i Parlamenti dei Paesi membri, e non solo delle istituzioni dell’Unione europea. Greenpeace critica l’idea dell’Italia che con il ministro Carlo Calenda si era espressa contro il passaggio per l’aprovazione in tutte le Camere degli Stati europei, e che secondo la Reuters avrebbe anche scritto una lettera in tal senso alla commissaria al Commercio Cecilia Malmström.
“Il controllo democratico non deve essere limitato. I parlamenti nazionali dovrebbero avere l’ultima parola, e logicamente questo dovrebbe accadere prima che l’accordo entri in vigore”, ha dichiarato Juergen Knirsch, responsabile del Commercio per Greenpeace . Nel mandato di negoziazione del 2011, i governi dell’Ue hanno evidenziato che il Ceta include delle “aree di competenza mista [Ue-nazionali]” in materia di investimenti, tra cui la “risoluzione delle controversie”. Per questo motivo, ricorda l’associazione ambientalista, l’accordo dovrebbe essere sottoposto a ratifica da parte dei parlamenti nazionali.
Secondo Greenpeace la Commissione ha intenzione di presentare una proposta che farebbe sì che l’accordo debba ottenere non l’unanimità ma solo una maggioranza qualificata degli Stati, il che vorrebbe dire che si dovrebbe esprimere a favore almeno il 55% dei paesi Ue, che rappresentino nel complesso almeno il 65% della popolazione dell’Unione, ma secondo Greenpeace questa eventualità è “anti-democratica”.
La ratifica del Ceta è vista come un test per il travagliato accordo di libero scambio con gli Usa il Ttip, che a differenza del Ceta che è già stato finalizzato, è ancora in fase di negoziazione. “Ceta è una porta sul retro per le multinazionali per fare causa agli Stati al di fuori dei nostri sistemi giuridici e democratici. E’ una minaccia per le leggi e gli standard che tutelano l’ambiente, la nostra salute e i nostri diritti sociali. Deve essere fermato”, ha concluso Knirsch.