Bruxelles – La restrittiva legislazione sull’aborto in Irlanda costringe le donne a trattamenti crudeli, inumani e denigranti. Lo afferma il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite facendo seguito a una cittadina irlandese, Amanda Mellet, che ha presentato un reclamo all’Onu. E’ la prima volta che in seguito ad un reclamo individuale un comitato internazionale dei diritti umani riconosce che la criminalizzazione dell’aborto da parte di uno Stato viola i diritti umani delle donne. Il Palazzo di Vetro invita l’Irlanda a riformare le proprie norme e ad introdurre “procedure accessibili per l’interruzione di una gravidanza”, con un pronunciamento che rappresenta un importante precedente internazionale.
In Irlanda e Irlanda del Nord l’aborto può essere praticato solo in caso di rischio “reale e sostanziale” di morte della donna, e chiunque decida di abortire per altre ragioni può rischiare fino a 14 anni di carcere. Un gruppo di esperti del comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha rilevato che il divieto e la criminalizzazione dell’aborto in Irlanda hanno provocato per Amanda Mellet sofferenze emotive e mentali nel 2011, quando le è stato detto che non poteva interrompere la gravidanza nel suo Paese. E questo nonostante i medici avessero scoperto che il feto aveva difetti congeniti che avrebbero determinato la sua morte nel grembo materno o subito dopo la nascita. Il comitato ha concluso che le norme sull’aborto in questo Stato hanno obbligato Amanda a scegliere “se continuare la sua gravidanza non-vitale o viaggiare verso un altro Paese, portando in grembo un feto che stava morendo, a spese personali, separandosi dal sostegno della sua famiglia e facendo ritorno a casa quando non aveva ancora pienamente recuperato”. Mellet ha deciso di spostarsi nel Regno Unito per sottoporsi ad una interruzione di gravidanza, per poi tornare in Irlanda dopo 12 ore, non potendosi permettere di rimanere più a lungo. Le ceneri del feto sono state consegnate, inaspettatamente, tre settimane dopo da un corriere.
L’Irlanda, in quanto Paese firmatario del Patto internazionale sui diritti civili e politici (Iccpr), che fa parte della Carta internazionale dei diritti umani, è obbligata a risarcire Amanda Mellet e a prevenire simili violazioni in futuro.