Roma – “Non è una situazione spartiacque paragonabile al prima o dopo Cristo”. Il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, non nega l’importanza del referendum sulla Brexit del 23 giugno prossimo, quando i cittadini britannici saranno chiamati a scegliere se rimanere o no nell’Unione europea. Tuttavia, con queste parole ne ridimensiona il peso a dimensioni, appunto, non bibliche.
Certo, ammette l’esponente dell’esecutivo, qualunque sia l’esito delle urne ci saranno conseguenze. Però, “noi (nel Consiglio europeo, ndr) abbiamo fatto tutto ciò che ritenevamo utile e necessario per mettere il premier britannico nelle condizioni migliori per affrontare il referendum”, ricorda Gozi riferendosi all’accordo tra David Cameron e gli altri 27 capi di stato o di governo europei sulle nuove condizioni per la permanenza del Regno unito nell’Ue. È quindi “naturale che auspichiamo una vittoria del Remain”, prosegue il sottosegretario, ma anche in caso di Brexit “dobbiamo rilanciare il processo di integrazione europea”, indica.
Dunque, con o senza Gran Bretagna, il governo italiano rimane determinato a perseguire l’obiettivo di una ‘even closer Union’, un’Unione sempre più stretta. Sarà “difficile andare a 28 sempre nella stessa direzione e alla stessa velocità”, riconosce Gozi, il quale evidenzia la necessità di stabilire “un governo di questa complessità, a partire da un miglior funzionamento delle Istituzioni europee, che per me vuol dire una governance più democratica e più politica, con la P maiuscola”.
L’esponente dell’esecutivo ricorda che se Londra non abbandonerà l’Ue “dovremo applicare l’accordo” raggiunto in sede di Consiglio europeo. L’intesa “sancisce ciò che sapevamo già, perché non serviva l’accordo per dirci che il Regno unito gode di condizioni particolari” nell’Ue. Gozi tende così a sminuire possibili effetti negativi del documento sottoscritto dai 28, nonostante secondo molti apra la strada a possibili rivendicazioni future da parte di altri Paesi membri.
Per il sottosegretario, la cosa importante è che in quello stesso documento “si dice che l’ever closer Union vale” per i Paesi che vogliono approfondire il livello di integrazione. Bisognerà capire quanti e quali saranno quei Paesi e come intenderanno procedere, ma la cosa certa, per Gozi, è che quel percorso non verrà bloccato dalla permanenza o meno del Regno unito nell’Ue.