Roma – Il modo si sta muovendo rapidamente verso la digitalizzazione industriale, la cosiddetta ‘industria 4.0’, ma l’Unione europea “è in ritardo, nessuno dei 20 maggiori player digitali è europeo”. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, denuncia la lentezza dell’Europa, Italia inclusa, nell’adeguarsi alla quarta rivoluzione industriale. “Il ritmo di integrazione del mercato Ue è troppo lento, soprattutto nei servizi. I mercati del lavoro sono troppo rigidi e la produttività ha una dinamica insoddisfacente. Su questo piano è innegabile che serva uno scatto, in Europa come in Italia”, indica il titolare di Via XX Settembre ai deputati della commissione Attività produttive della Camera.
Il ministro ha rinnovato l’impegno dell’esecutivo, che nelle sedi europee “si adopera per sostenere un’Unione per l’innovazione, che spinga gli Stati membri e le Istituzioni a investire nell’innovazione come leva strategica a sostegno della produttività e della crescita”.
Crescita che se rimane lenta nell’Ue, sosteneva lo stesso Padoan in mattinata, partecipando a un incontro organizzato dalla Camera di commercio statunitense a Roma, “è anche perché la governance potrebbe essere migliorata”. Ancora un attacco contro il rigore di bilancio, dunque, sebbene con i soliti toni soft cui Padoan ci ha abituati. Infatti, l’Ue “impone delle regole ed è importante che le imponga”, aggiunge subito il ministro, ricordando come in tale contesto “la politica di bilancio è orientata alla crescita, da una parte, e dall’altra al rispetto della disciplina fiscale”.
Un percorso che si snoda lungo un “sentiero stretto”, ammette Padoan, sottolineando ancora una volta la convinzione che l’Italia sia “tra i Paesi più disciplinati in Europa”, da questo punto di vista. “Il nostro deficit continua a scendere e il nostro debito inizierà a calare da quest’anno malgrado l’assenza virtuale dell’inflazione”, ha aggiunto ancora il titolare dell’Economia, che dunque rimane sulle proprie stime nonostante le previsioni della Commissione europea pubblicate il mese scorso indichino un debito stazionario nel 2016 e una dinamica di riduzione che partirà solo nel 2017.