Bruxelles – La Commissione europea adotterà domani mattina la Comunicazione “Towards a EU strategy in international cultural relations”. Malgrado il solito titolo burocratico, questo potrebbe essere un documento che nell’esecutivo Ue qualcuno definisce “rivoluzionario”.
Fortemente voluta dalla Alta rappresentante per la Politica estera Federica Mogherini (che ha dovuto superare non poche resistenze politiche), una strategia culturale dell’Ue all’estero, della quale Eunews ha avuto alcune anticipazioni, potrebbe essere un forte strumento di soft-power (forza tranquilla) per l’Unione. Fu proprio la presidenza italiana dell’Unione, nel 2014, a lanciare l’idea della “Diplomazia culturale”. La cosa che nelle intenzioni di Bruxelles rende questa iniziativa diversa dalle usuali strategie culturali della Commissione è che in questo caso si parla di cultura in termini di risorsa economica, con la stessa impostazione che sta dando il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini in Italia.
In pratica l’Ue punta a coinvolgere attivamente i suoi partner in progetti concreti di sviluppo della cultura. Non solo concerti, mostre e festival del cinema. Nella Comunicazione si parla di industria creativa, come la moda e il design, di restauro e potenziamento turistico del patrimonio culturale, anche usandolo per consolidare le identità locali e promuovere il dialogo inter culturale. L’idea è che un sito archeologico è una testimonianza del passato ma anche una risorsa per le comunità che attorno ad esso vivono. Il nuovo turismo che la Commissione vuol concorrere a sviluppare non è più quello del mordi e fuggi di massa che saccheggia senza capire i luoghi di visita, ma un turismo sostenibile, che entri in contatto con le popolazioni locali e conosca il territorio in cui si trova un sito archeologico, instaurando contatti più duraturi.
Questa politica ha mille risvolti. Per citarne solo uno, attraverso la Comunicazione l’Unione si doterà di strumenti per incoraggiare nuovi mestieri nel campo dell’audiovisivo. Come si è fatto in Giordania, finanziando corsi di formazione per operatori televisivi, con i quali si è insegnato ai giordani a farsi le loro serie televisive e a venderle ai loro vicini. Questo consolida una società, perché, spiegano alla Commissione, “ci si sente più reali quando ci si vede in Tv”, perché crea una narrazione, una storia di società che dà un’immagine di solidità all’esterno. Nello specifico, una produzione giordana di contenuti televisivi compete nella regione con il gigante egiziano del settore e crea diversità culturale. Questo è il senso della diplomazia culturale come la vuole fare oggi Mogherini.
La nuova strategia non è condotta dall’Ue soltanto, ma in stretta collaborazione con gli Stati Membri, per promuovere la nostra diversità culturale all’estero. Anche qui, quello che si vuole favorire sono sinergie. Musei europei che formano operatori museali di paesi terzi e gli insegnano una gestione manageriale di una risorsa culturale, università europee che aprono facoltà all’estero offrendo reciprocità ai nostri partner. Tutto questo suscita scambio e dialogo e, ritengono in Commissione, “è la migliore ricetta contro i populismi e la paura degli altri”. Una politica culturale, spiegano a Bruxelles, che presenti la cultura europea all’estero nella sua varietà ha anche l’effetto interno di dare agli europei una migliore percezione della loro specificità e di spingerli a rendersi conto che un’identità europea esiste ed è fatta delle nostre tante particolarità. Questo avrà un effetto di consolidamento anche all’interno delle nostre società e potrebbe rafforzare un senso di appartenenza che oggi è in crisi.