Roma – “Con l’interconnessione degli hub si arriverà a un mercato unico europeo del gas, come negli Stati Uniti, non siamo lontani”. L’amministratore delegato di Snam, Marco Alverà, lo indica ai deputati della commissione Attività produttive di Montecitorio. Nel corso di un’audizione sulla proposta di regolamento per la sicurezza degli approvvigionamenti di gas, attualmente in esame al Parlamento europeo, il manager ha assicurato che “al mercato unico ci si arriverà con le forze di mercato”, anche se, per la gestione delle emergenze, a suo avviso sarebbe utile prevedere anche l’intervento pubblico.
Il punto critico sono le riserve. Alverà auspica “una normativa europea per regolamentare una gestione comune degli stoccaggi”, in modo da poter più efficacemente sopperire a improvvise interruzioni delle forniture, che potrebbero verificarsi per qualsiasi ragione. Secondo il manager, sarebbe utile avere “una riserva strategica europea” a cui attingere in caso di necessità. Invece, su questo fronte ci sono carenze, segnala, e servirebbe “una maggiore capacità di stoccaggio in alcuni Paesi membri”.
L’esempio citato è quello del Regno unito, dove “non c’è una normativa di riferimento e quindi gli interventi per lo stoccaggio vengono lasciati all’iniziativa dei singoli” attori. Tuttavia, trattandosi di riserve da utilizzare solo in caso di emergenza, non c’è interesse dei privati a investire e dunque “il rischio è che questi investimenti non si facciano mai”.
La stessa criticità viene segnalata da Valeria Termini, commissario dell’Autorità per l’energia il gas e il sistema idrico, che esprime un parere “decisamente negativo” su alcuni emendamenti presentati al Parlamento europeo, i quali “potrebbero impedire ai Paesi membri di dotarsi di misure preventive” per sopperire a eventuali emergenze, “incluso un sistema di stoccaggio che non sia a gestione di mercato”.
Termini evidenzia come sia “difficile immaginare una liberalizzazione totale” del settore che includa anche la gestione delle riserve per le emergenze, soprattutto “in una situazione in cui la distribuzione di gas – la vicenda ucraina ce lo insegna – viene usata anche come strumento di pressione geopolitica”. Lasciare agli Stati la possibilità di prevedere un sistema di stoccaggio a gestione pubblica, secondo l’Autorità, è dunque un elemento essenziale per garantire una maggiore sicurezza degli approvvigionamenti.
Un’altra critica condivisa da Alverà e da Termini sulla proposta della Commissione europea riguarda il meccanismo di solidarietà obbligatoria tra i Paesi Ue. In caso di difficoltà nell’approvvigionamento di gas per uno Stato membro, il meccanismo prevede un taglio della domanda di gas nei Paesi confinanti, in modo da assicurare una fornitura al vicino in crisi.
Per Snam, prima di attivare tali riduzioni della domanda bisognerebbe pensare invece ad attivare interventi per aumentare l’offerta. L’Autorità per l’energia, segnala invece il problema di una disomogeneità tra i Paesi Ue nella definizione di clienti tutelati e servizi socialmente rilevanti, ovvero le categorie a cui la fornitura deve essere garantita anche in caso scattino i tagli dei consumi. Il rischio, secondo Termini, è che il meccanismo di solidarietà “potrebbe portare, in uno Stato membro confinante con un Paese in emergenza, tagli della domanda di gas del settore termoelettrico, dei consumatori industriali e di una parte dei consumatori civili non domestici”, cioè le piccole e medie imprese. Il risultato sarebbe di mettere in ginocchio il sistema produttivo di quel Paese.